Antica Pizzeria da Michele, con l’unica sede in Via Cesare Sersale, nei pressi di Forcella a Napoli, non si può recensire…
Michele (così indicherò in seguito la pizzeria, perchè per noi è una persona fisica) va vissuto, raccontato, romanzato…
La pizza?! Può essere amata o odiata ma parlarne, per me, sarebbe un reato!
Michele è una passata, bella “stretta stretta”, di napoletanità autentica: i bassi, l’ombra, il popolo, il carattere, gli usi, i costumi.
Una pizza da Michele non è solo una gioia per il palato ma la sfrontatezza dei singoli aspetti del napoletano, un viaggio nel ventre di Napoli.
L’auto parcheggiata sul marciapiede, fuori l’Ascalesi, la fila infinita, tra popoli ed etnie diverse, uno spaccato delle Due Sicilie. I numeri, prendi il 60 ma sta a 70, l’attesa, la pazienza, le chiacchiere, i motorini di forcella che sfrecciano. Il 60 urlato forte, le riggiole verdi e bianche, i tavoli di marmo, i quadri antichi, le poesie, San Gennaro di rame, il vociare, il frastuono vivace, pizze che corrono, profumo di aglio, origano, il suono cadenzato delle monete nelle buatte.

Lo stare gomito a gomito con sconosciuti, parlare, entrare in confidenza… Come con questo signore, allegro ma molto più timido di me, che con un filo di voce e un napoletano italianizzato, mi riferisce gioioso che è riuscito a entrare anche se erano finiti i numeri…
Poi la pizza, Doppia Mozzarella, a rot’ ‘e carrett’, che esce fuori dal piatto, un po’ bruciacchiata, con il fiordilatte grossolano, che non sta su e si scioglie, che mangi con le mani e inzuppi nell’olio rigorosamente di semi, ci fai la scarpetta e non ti importa di nessuno…
Il conto già si conosce, il servizio non si paga, l’obbligatoria mancia a piacere… e il viaggio finisce!
Michele è questo e tanto altro…
è addò’ nun bastano ‘e pparole,
na lenz ‘e sole,
o’ munno ca tieni ncap,
o’ ffuoco a mare,
nu balcon cu i pannispasi,
il profumo di Napoli che non smetterò mai di indossare!