Decimo Scalo – Un bel fiore tutto da sbocciare

Caserta. La meta della mia prima gita, quella della prima elementare. Erano i primissimi anni 90.
Visita alla Reggia, dove sennò, con quel primario sapore di libertà.
Se nel mio immaginario fanciullesco (e forse nel napoletano medio) Caserta era “solo” la Reggia, inutile ammettere che mai pensiero ed espressione fu più menzognera!
Questa città, con la sua provincia, presenta territori ricchi di eccellenze enogastronomiche, di prodotti che le hanno dato una identità ben definita. Tante nuove aperture, ristoranti, hamburgherie e soprattutto pizzerie, alcune dalle qualità superlative! Si anche la pizza, non NAPOLETANA ovviamente (non bestemmio), dalle caratteristiche differenti rispetto alla sorella maggiore partenopea ma dai sapori che appagano corpo e mente.
Spinto da tutto ciò, parto in avanscoperta…
In un vicoletto del centro, che prende piega a pochi metri dalla suggestiva piazza Dante, naso e bocca con la Reggia, una porticina e una finestra, entrambe in ferro battuto bianco con le classiche forme a S in stile retrò.
Sbirciando da quest’ultima, il didentro sembra un soggiorno di casa, la classica stanza da pranzo della nonna… se non fosse per il bancone delle bibite e per l’insegna “Decimo Scalo Pizzeria” avrei pensato che quel “in fondo a destra” suggerito dal passante era tutta una burla…
Il concept ormai sembra palesato e prendo consapevolezza che l’esperienza, il messaggio sarà nuovo, diverso senza dubbio…
Lascio il mio nome, non ci sono persone in fila per entrare prima di me, sarò il prossimo
Nell’attesa sbircio ancora da quella finestrella: colori tenui e caldi, conto i coperti, saranno una trentina massimo, intravedo un camino, alle pareti ritratti davvero ben fatti, foto delle pizze, presidi slow food sugli scaffali… e calma, tanta calma, per i poco pazienti forse troppa! Tutto scorre cadenzato lentamente
Gli occhi si intimidiscono, il mio sguardo potrebbe infastidire i commensali… ammazzo il tempo cercando una motivazione a quel nome così singolare ma purtroppo non riesco a trovarla! Spero di appagare la mia curiosità una volta seduto.
Passano 40 minuti, si libera il primo tavolo e finalmente “Colella”… entro e purtroppo la prima sensazione è di smarrimento: dove sono i protagonisti? il forno e il pizzaiolo?? Chi dipingerà la mia tela?! Comprensione massima per il fattore logistico, per carità ci può stare, avrò io un approccio fin troppo romantico alla questione ma davvero ne ho avvertito la mancanza…

Subito una cameriera mi adorna il tavolo in legno: tovaglietta di pelle personalizzata, bicchiere da osteria, mice en place spartana, menù educato, che mi presenta dalla foto in copertina il padrone di casa
Proposte invitanti e non eccessive, pizze classiche e molte speciali che stuzzicano la mia curiosità, vasta attenzione alla stagionalità, alla territorialità, ai presidi.
Andata!, ne assaggerò tre. La cameriera prende l’ordinazione e fiduciosamente affamato attendo.
Leggo intanto la bella autobiografia posta in bella mostra come prefazio del menù: Vittorio Vespignani, autodidatta, un’unica generazione, la sua, gavetta, sacrifici e tanta voglia di offrire un prodotto sincero, che ne rappresenti la sua essenza, basato sullo studio, sulla ricerca e sulla qualità
Passano ulteriori 30 minuti e la cameriera finalmente ci dona la gioia.
Margherita bella, armoniosa e profumata. Giottescamente tonda e cotta alla perfezione. Equilibrata negli ingredienti (non lesinati), dal cornicione presente e non scostumato, dall’impasto che può conquistare

Margherita

Prova superata: una margherita sincera, onesta che risalta anche la bontà della pasta.
Mi catapulto sulla seconda arrivata, la Zi Scapece: zucchine alla scapece, speck croccante e stracciata di bufala. Un abbinamento evergreen che esalta la qualità delle farciture. Unica pecca, il salume stracotto!

Zi Scapece

Ma l’impasto vince ancora su tutto, anche in questo caso: conservo il cornicione per mangiarlo alla fine così, in purezza e resto ancora sorpreso dalla consistenza leggera, per niente stucchevole, che dal primo all’ultimo morso resta costante nel sapore… una maturazione di 24 ore a temperatura ambiente, alta idratazione e alta digeribilità senza alcun dubbio…
Margherita batte Zi Scapece!

Rarity

Arriva infine la Rarity, scelta per il nome intrigante: fior di latte, fiori di zucca, capocollo di suino nero razza casertana, formaggio di vacca, olio EVO. L’unica delle tre assaggiate che il mio palato non è riuscito a capire pienamente: poco sprintosa, col formaggio abbastanza invasivo, con l’assenza di quel zing che dà la marcia in più… ma ovviamente de gustibus!
Vince ancora la Margherita ma applausi sinceri per la cottura splendidamente impeccabile in tutte le proposte.
Il conto onestissimo, che ricevo e pago alla solita cameriera… di Vittorio, pizzaiolo in gamba, innamorato e sognatore, purtroppo neanche l’ombra! Peccato…
Noi napoletani siamo così: maciniamo km e sosteniamo le attese ma vogliamo essere un pochino arruffianati, vogliamo la presenza del padrone di casa, perché è dagli occhi che si vede il cuore.
Il buono lo sappiamo riconoscere e ci togliamo il cappello di fronte alla bellezza, come quella del tuo impasto!
A presto

Decimo Scalo
Via Sant’Agostino, 10
81100 Caserta

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