Edizione straordinaria, edizione straordinaria!
Due notizione da prima pagina…
Tenetevi forte e mettete a letto i bambini: oggi ho mangiato il Ramen.
Ma cosa ancora più sconvolgente, mi ha davvero stupito!
Beh per un napoletanista estremista e massimalista era davvero una prova ardua; una sfida vinta, o meglio stravinta, dalla cucina di Staj e del bravissimo Lucio Paciello.
Difficile da descrivere questo primo noodle bar di Napoli, una cucina esperienziale e creativa dove ogni piatto è una scoperta e dove gusti, colori e sensazioni si incontrano e sorprendono.
Staj rievoca la parola Thay, ma è soprattutto un invito a “stare”, “indugiare”, per scoprire e assaporare un viaggio verso oriente pur sempre partendo da occidente.
Posticino giovanile, allegro e colorato, una ventina di coperti, isole e sgabelli.
Antipasti portatori sani di prospettive goduriose. Avrei mangiato 100 di quei Yakitori, che, detto tra noi, sono degli spiedini di pollo grigliati, glassati in salsa di soia, sesamo ed erba cipollina, ma poi…alzi la mano chi ha assaporato la bontà del tofu fritto? Su parliamone…
Da Staj a fare la differenza, rispetto la ricetta originale del Ramen, è proprio l’aggiunta di molluschi freschi locali con la possibilità di scegliere tra quattro varianti: Shio (sale) realizzato con sale e combinazioni di pollo, verdure, pesce e alghe; Shoyu (salsa di soia) con pollo, verdure e l’aggiunta di salsa di soia; una versione Vegana a base di te nero affumicato, funghi shitake e sedano rapa brasato.
Il mio era un Ramen miso a base di brodo di pollo e dashi di miso (fermentato di soia), con pancia di maiale brasata cucinata a bassa temperatura sottovuoto, olio di aglio bruciato (mayu) e cipollotto fresco, naruto (surimi di pesce), menma (germogli di bambù) e i noodles soba (mix di grano saraceno e farina bianca) realizzati freschi di giornata dallo chef di casa. Una zuppa densa e dal sapore intenso, saporita, pieno di note briose, a tratti mediterranea, con le “tagliatelle” fatte a regola d’arte, dove il risucchio è concesso, gli schizzi, sempre in agguato, diventano un lontano ricordo e la bevuta finale è d’uopo, come la nostra scarpetta.
Chi lo ha provato sa che qualsiasi definizione che si avvicini al concetto di zuppa non solo è riduttiva, ma altamente fuorviante; la mia sensazione è molto vicina a quella di aver concluso un pasto completo dal primo al contorno.
La gentilezza del padrone di casa Rosario del Priore, gli ottimi dolci (la cheescake al tè macha divina), i colori pastello e l’atmosfera rilassata hanno reso il pranzo assolutamente perfetto.
Staj senza pensier, l’esperienza sarà indimenticabile.







