Quando è l’ultima volta che avete mangiato una pizza Capricciosa?
Anni, probabilmente.
Tradizionalmente la Capricciosa è la Cenerentola delle pizze: sicuramente un prodotto che ha fatto storia, tenuta in carta perché parte della tradizione ma pur sempre una pizza un po’ di risulta, ideata con quel che c’era nella dispensa del pizzaiolo.
Base classica di una margherita, il cui topping soffre l’utilizzo di funghi in scatola, spalla cotta di discutibile qualità, olive insapori e carciofini sott’olio mal scolati.
Ora resettate tutto è predisponete l’animo a una visione futurista, innovativa e ingegnosa della questione.
L’artista della tela è Franco Pepe che donerà poi il pennello al fortunato e acuto commensale.
Proseguendo nel suo lavoro di recupero e reintrepretazione della tradizione, con virtuosismi culinari, Franco ha dato alla luce all’Acquerello Capriccioso.

In cottura fiordilatte, prosciutto cotto e carciofini di Paestum; in tavola la pizza arriva così, e sarà il commensale a ultimarla aggiungendo a piacere gli altri ingredienti serviti in diverse ciotoline: cialde croccanti di pomodoro San Marzano, polvere d’olive caiazzane, capperi disidratati, champignon fritti e un olio al basilico, creando una sorta di dipinto colorato e memorabile nel sapore, ogni volta diverso.

La mia commozione, come quella di un bimbo la notte di Natale.
Inebriato dall’essere protagonista e conciatore della mia pizza, dalla modernità del concetto e dalla bontà del risultato finale.
Io, mi tolgo il cappello…