Parlare d’amore non basta mai…
Bisognerebbe farlo più spesso, e sempre più quando lo si respira, quando lo si tocca con mano, quando lo si sente non solo a parole.
Amore per la propria terra, per Forcella quartiere vivo, amore per le tradizioni, per l’autenticità dei piatti, amore per la famiglia, per il prossimo, per l’ambiente, e soprattutto amore per le proprie idee.
Laura è tutto ciò, forse anche altro… e il suo bistrot l’esegesi della sua vulcanica personalità. Una fucina di buona volontà, di predisposizione al bello, di verace napoletanità traslata nella sua proposta culinaria.
Via Pietro Colletta, strada che insiste su corso Umberto I, porta d’ingresso di Forcella, alle spalle maestosa la bellissima Santa Maria Egiziaca, di fronte, dieci passi più avanti, l’Antica Pizzeria da Michele.
Laura Bistrot vive lì. Una ventina di coperti, locale elegante e moderno nei decori, la femminilità della padrona di casa in ogni dettaglio, sedie di velluto, giganti posate su una parete, lampadari di piennoli gialli e rossi di Casale Pietropaolo che brillano di luce propria, pasta De Martino sugli scaffali, buccacci, bottiglie di vino e Aperol in bella mostra. All’ingresso trionfa la vetrina dei desideri, ricca di ogni bendidio targato Na: frittata di maccheroni, parmigiana di melanzane, polpette al sugo, e tutti i contorni della tradizione.
Il posto giusto per un caffè o un aperitivo rilassato, per un pasto frugale o per una irresistibile full immersion nella devozione di ogni napoletano (sia a pranzo che a cena).
Squisite le Palle di riso di “zia Geppina” come appetizer da abbinare a uno Spritz, fatte con tanto cuore, ‘nzogna (strutto) e pepe… Delicata e raffinata la Crema di ceci, alloro e baccalà, armonica nei colori e nelle consistenze.

Poi la botta di poesia che rende tutti liberi e uguali, Bucatini col soffritto del “Piccione di Sant’Anastasia”. U’ Suffritt’ è un piatto tipico del Vesuviano: interiora del maiale, definite “quinto quarto”, tagliuzzate in piccoli pezzi e soffritte nello strutto, insaporite e lasciate cuocere in abbondante concentrato di peperone piccante e alloro. Il Piccione, di cui sopra, è il massimo esperto in materia dell’hinterland, un’istituzione in fatto di carni, parente di Laura e mio compaesano. Un piatto povero, di recupero, dal gusto deciso e netto. Una ricetta antica che ha oggi un senso profondo di contemporaneità. Io ne ho una dipendenza, e questo l’avrei mangiato a cucchiaiate o a mo’ di crema spalmabile. Trascendentale.
Arriva il Ragù di Nonna Ida, dove i paccheri affogano in un mare di sugo di pomodoro denso e reso vibrante dalle braciole con uvetta e pinoli, dal lacerto e dalla cotica. Famiglia, ricordi, napolitudine, un piatto che fa “pippiare” il cuore…
Salsicce e fiarielli, caposaldo nostrano, disegnati veramente a mestiere, con carne profumata e saporita e verdure callose, dal verde brillante, forti e piacevolmente amare. Un’ottima fetta di Pastiera ha ristabilito l’equilibrio di dolcezza.
Laura ha conquistato la mia stima, con il suo essere caparbia e tenace, green per le scelte ecologiche, con il suo essere parte Nopea e parte Napoletana, plasmando un Bistrot con un’anima… la Sua!
E scusate se è poco…








