Casa Lerario – Riapertura al pubblico, nel mio ricordo con chef Angelo Carranante

La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro.
Casa Lerario lascia sempre senza respiro. Un po’ come l’amore, se ci si abitua non è mica più amore.
Casa Lerario non è una fuga. È una ricerca di respiro. E di cuore.
Dove si sorride e ci si saluta sui sentieri, dove l’aria è fresca e pulita e i profumi pizzicano le gote, dove una cucina autentica e ricercata ti rimette al mondo e il silenzio è interrotto solo dal suono sotto ai tuoi passi.
L’ultimo pranzo a Casa Lerario fu una danza seducente di assaggi audaci, con espressioni riflessive e sognanti. Un menù dalle radici contadine come impone la filosofia di casa, ma dai livelli tecnici e stilistici sopraffini, fantasticamente arduo e articolato in termini di concetti e gusti.
Improcastinabile per i palati valorosi.

Ai fornelli lo chef Angelo Carranante, stella Michelin del Caracol di Bacoli, ospite del terzo appuntamento del ciclo “Trionfo di stelle ai piedi del Taburno”, il pranzo del sabato in famiglia con gli chef “stellati” con i vini dell’azienda casertana Villa Matilde Avallone.
La bellezza delle creazioni degna della vetrina di un gioielliere.

Cioccolatini fondenti di guanciola di maialino e l’inganno sensoriale aprì le danze: una esaltazione del subconscio, per due sapori apparentemente in contrasto.
Sfiziosi e creativi i Tacos al pecorino, erbe, pere, lamponi e ponzu. Gradevolmente freschi e scricchiolosi.

La Tartare di manzo, ostriche e rafano un concerto ben riuscito, con la carne pregevolmente coccolata e il connubio terra e mare perfettamente idilliaco. Il tutto annaffiato da un dashi al basilico ad aumentare i moti vibrazionali al palato.
Modernismo e visioni mistiche alla presenza di Ceci e baccalà con katsuobushi: una vivacità visiva che accolse una contaminazione perfetta tra sapori autentici nostrani e fermentato orientale. Maestria inappuntabile.

L’Anatra al ginepro, indivia marinata, arancia e caffè, un piatto concettualmente difficile per un approccio così timido come il mio: una materia prima superba, servita con sfumature stilistiche ma che anche in deshabillé non riuscirei a magnificare.
Esodo con Come uno strudel, un dolce dalle molte nuance nel quale convivevano mela annurca, salsa inglese, cremoso di zabaione, gelato mela e cannella e croccante di cacao.
Allora furono applausi di consenso per uno chef dalla concreta pacatezza e dal talento privo di sindrome da autocompiacimento.

Oggi applausi di giubilo per la riapertura al pubblico di Casa Lerario, con tutte le più scrupolose misure di prevenzione e sicurezza. Situata a Melizzano nel cuore del Sannio beneventano, lì in quel posto sospeso tra sogno e incanto dove basta guardare il cielo che diventa d’oro per sentirsi ancora vivi.
Dove entreremo ora che ne usciremo!

Casa Lerario
Contrada Laura, 6
82030 Melizzano BN

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