Ah le pizzerie di quartiere…
Piccole, con una saletta accogliente, pochi coperti e tanti sogni intorno.
Non c’è molto da dire quando hai davanti la pizza di Pizzeria Ciro Pellone.
Devi solo mangiarla. Col cuore. E apprezzare con serenità il tempo che scorre lento, senza alcuna frenesia, e quella semplicità ancestrale per cui nasce tutto.
È sufficiente stilare un elenco di gioie e gioielli della casa che vengo da sé, mentre si assapora quella pasta sottile e setolosa, con lievitazione di dodici ore, non idratata fino allo spasmo.
Il turbinio di colori alla Loggetta, tra Soccavo e Fuorigrotta.
Ceramiche, schizzi, tempere.
I sorrisi vivi e vivaci di Marco e Antonio.
I baffi ritti di papà Ciro.
I fritti di Zia Patrizia.
Le bottiglie di olio evo su ciascun tavolo.

La Provola & Pepe 
La Don Antonio 
La Lucariello 
La Damatriciana
La Provola & Pepe come fiore all’occhiello. Magistrale e audace, da primo posto nel CV.
La Don Antonio, marinara vestita a festa, con pomodori del piennolo Gioli rossi e gialli, olive nere e acciughe, per la rilevanza della dedica.
La Lucariello giocosa, tra pomodori “spunzillo” e “lucariello”, provola e salame: acidità e dolcezza, fumè e sapidità, morbido e croccante.
La Damatriciana aristocratica, eccentrica e fumantina, dove la delicatezza dei pomodorini di collina “lampadina” Quisisana Dama diventa pirotecnica con il guanciale, il pecorino romano e il peperoncino. Ingredienti e dettagli di cui innamorarsi, insomma.
Quando dico che questa pizzeria sorride, è vero. Con quella sua luce, dal profumo d’amore, che ha il dono di rendere più bella la vita.