Beata l’illusione che abbiamo avuto così a lungo di poter condurre le nostre vite, di sceglierci gli orizzonti, come e quando volevamo.
Beata la presunzione, poi, di poter disporre liberamente del nostro tempo, del bello e del cattivo.
Beata la stoltezza con la quale abbiamo dato peso alle bazzecole, alle quisquilie, alle pinzellacchere che parevano fondamentali per la nostra esistenza.
Beata la libertà di cui abbiamo abusato senza valutarne il valore inestimabile.
Beata la suggestione che tutto dipendesse dalla nostra volontà, dalla nostra caparbietà e non da un guazzabuglio di eventi e casualità, di idiozia e di darwinismo sociale.
Beati (unica voce ironica) quelli che sanno sempre cosa è giusto e cosa no, quelli che non hanno dubbi mai, che iddio ci scansi e liberi!
Beato chi cresce tra le certezze che vacillano, chi è stanco ma non cede alla rabbia, chi pensa prima di parlare, chi trova pretesti per guardare oltre.

Beato, soprattutto, chi riesce a cogliere scorci di bellezza nell’essenza, chi vive della sindrome di Stendhal di fronte a una margherita firmata Vincenzo Esposito di Pizzeria Carmnella, con pomodoro San Marzano, fiordilatte rigorosamente d’Agerola, prati di basilico e ovviamente un giro di olio a crudo. Una pizza veracemente napoletana dall’equilibrio sinfonico che ha il pregio di essere più che retroinnovazione, neoclassicismo.
Beato chi offre la felicità a buon mercato…