La pizza, e il campo di esistenza.
In matematichese lo studio di una funzione prevede di trovare il campo di esistenza.
La questione si risolve pressappoco così: per ogni X appartenente a R tale che X è diverso dall’intervallo fra i due numeri che stanno nelle parentesi quadre. Questa cosa significa che c’è uno spazio fra due numeri in cui non ti puoi flashare le cose, dove le cose o esistono o non esistono.
Napoletana, casertana, romana, in teglia… la pizza esiste solo in un campo di esistenza tra bontà e ricordo.
“Stream of consciousness”, mi direte, ma diceva il saggio Scrivere è un modo di parlare senza essere interrotti…
E vi dirò, la funzione I Masanielli è limpida: ad ogni assaggio, buono e reale, è associata un’emozione che si fa ricordo.
Francesco Martucci, sinonimo di filologia dell’arte bianca.
Umano certamente, che usa le mani, ponte verso l’altro, per manipolare il mondo in modo da realizzare il nuovo.
La tri-cooking rivoluzione (vapore 100° C, fritto 180° C, al forno 400° C) che ridistribuisce i confini della leggerezza croccante dal centro al confine. Non per inciampare nelle parole ma un vero esercizio di simmetria che trova la massima espressione nella Futuro di Marinara: crema di pomodoro arrosto, pesto di aglio orsino, capperi di Salina, olive di Caiazzo, alici di Trapani e origano di montagna. La coniugazione di vista, olfatto e gusto, un crunch atavico, un sapore moderno, una realizzazione leggiadra e senza tempo che delimita una fetta di mondo.

Stesso trittico di cotture ma impasto multicereali per la Integrale di Martucci, pomodoro San Marzano in due consistenze, passato e pelato arrosto, pecorino dei monti Lattari, lardo di maiale tranquillo, basilico. La vivacità bidimensionale dell’oro rosso, la sapidità del formaggio, la dolcezza del salume, la freschezza della foglia vibrano su un impasto croccante ed estremamente aromatico che si candida al ruolo di co-protagonista. Una specie di esplosione lentissima in un gioco di rifrazioni, profumi, spazi e dimensioni.

La cottura poi torna classica, quella da forno, ed esplode il food portrait. Il topping cambia vita, Francesco scompone per comporre e scompone per ricomporre. E mo con la sempreverde Mani di Velluto, vellutata di friarielli in acqua di ricotta di bufala, mozzarella di bufala campana DOP, salsiccia a punta di coltello di suino grigio ardesia e calcagno a crosta liscia, dove il verde è accogliente, l’amaro è cremoso e smussato, la ciccia dona lo zing e la pecora incornicia il morso.

E mo con la neonata Rughetta secondo Martucci con fiordilatte, pesto di rucola, filetto di vitello marinato alla colatura di cotica di prosciutto crudo e chips di pecorino dei monti lattari. Pattern su ogni fetta. Contrasti sentimentali e cromatici. Le gocce di filetto si armano di arroganza salina con la mistura alchemica nel mare magnum di dolcezza erbacea lievemente amarognola e si scontrano con la croccantezza delle chips. Vanità. Simpatica, delicata ma presente.

Una Margherita, infine, in memoria di quel primo incontro, 5 anni or sono…

E un pranzo-degustazione da I Masanielli di Francesco Martuccci resta come una settimana di vacanza tra le arti del trivio e del quadrivio!
Pizza = ƒ(Martucci) con dominio Bontà ≤ Martucci ≤ Ricordo