Un calice, poi due, poi un altro ancora, mentre la sera scivolava lentamente nella notte e la luna ci spiava…
Casa Setaro e altri dettagli della “Cena in vigna“.
La cantina vesuviana di Trecase (Na) è di una bellezza disarmante, con i vigneti che sembrano pettinati, il vento profumato, il paesaggio che cambia colore, tutto diventa di silenzio e oro mentre lo sguardo si perde tra la terra vulcanica. A tutto questo si aggiunge la gentilezza, l’ardore e la briosità del produttore Massimo Setaro, cicerone attento e romantico nel racconto del territorio tra viti, botti e anfore.
E si resta incantati dall’unicità della semplicità, di quello che la natura sa regalare e di ciò che le mani dell’uomo sanno sapientemente trasformare… e che un grappolo d’uva non valga affatto meno della quotidiana fatica delle stelle!
Mi mancavano certe cartoline…

I gioiellini di Gian Marco Carli, chef del ristorante Il Principe che ricolora i sapori dell’epoca pompeiana, e di Matteo Sangiovanni, chef del ristorante Le Radici che esalta le tipicità cilentane, abbracciavano perfettamente gli emozionali vini biologici, dall’Aryete Vesuvio Caprettone Doc al Fuocoallegro Vesuvio Piedirosso Doc.
Conoscerli e innamorarsi. Calici di sole, luce, intensità e armonia e piatti di gioia tra terra e mare, sonetti di gusto, di fantasia a regola d’arte. Gambero furai, tacos di grano arso con stracotto di maialino, alici marinate, tartare di chianina, carpaccio di mozzarella, pasta e patate e tartufo, gnocchi di patate, coperta di manzo, capocollo di maiale alla brace.
Le serate perfette, quelle che si ride dall’inizio alla fine, che non si guarda l’orologio per paura che sia già il momento di andar via, quelle che il vino a fiumi, che si amano i colori e i profumi, che la luna esce spavalda tra le stelle.
A Casa Setaro si rinasce sempre e non credo sia un caso!
Se si deve sognare tanto vale farlo bene.
E quel calice in mano mi riportava soavemente alla realtà: era tutto lì, in quei bicchieri…










