Decimo Scalo – Diventar grande in un temp(i)o piccolo

Un locale piccolo ma un cuore grande.
Dati di fatto. Impossibile prescindere da tali premesse.

Varcare la soglia della porticina di Decimo Scalo fa tanto effetto Alice che precipita nel lungo tunnel. Le Meraviglie saranno la familiarità, il sentirsi in una tavernetta retro col massimo della convivialità.

Ma il metro del cuore amplifica tutto… E così la cordialità mai forzata di Maria Domenica e l’umiltà smisurata di Vittorio Vespignani, padroni di casa, cambiano gli assi cartesiani.

Geometrie identitarie, nella forma e nel gusto, senza rivisitazioni o scopiazzature, con un’estetica priva di botox e filler, frutto di consapevolezza nella lievitazione. Impasto di farine 0 e una percentuale di farina integrale, lunga lievitazione e maturazione per un risultato delicato, morbido, fragrante, raramente timido. Cotture dalla precisione ossessiva, ingredienti di nicchia che titillano il desiderio di sapere, una audace creatività nei topping dove però, talvolta, l’equilibrio perde con l’abbondanza.

Il sound della degustazione è sicuramente divertente.

Start con la Parmigiana Stracciata, asso della casa, regalo tardizia di stagione: ragù di parmigiana “stritt stritt” con San Marzano, in uscita stracciatella di bufala. Qui la mia uggia nei riguardi delle pizze con parmigiana si scioglie, proprio come la fusione tra trama e topping. Si morde una cremosità saporita.

La Crudele lo è poco. Crema di cannellini secchi di Alife bio, fiordilatte, parmigiano reggiano 30 mesi; all’uscita pancetta tesa di suino grigio, tuorlo d’uovo sodo sbriciolato e carpaccio di tartufo nero. Un american breakfast dove i fagioli aumentano attrito, persistente col formaggio e l’uovo, e dolcezza, il tartufo dona una aromaticità porciniana ma la ciccia non crudelia. Giusto qualche ritocco.

Alifana

Luculliana, equilibrata e precisa la Alifana con cipolle di Alife stufate con fusello di vitello primo taglio e fiordilatte. Una genovese beneducata, edulcorata all’uscita con estratto di carote e mela annurca e scaglie di parmigiano vacche rosse 24 mesi. Note e consistenze in un valzer denso tra umami e agrodolce che sgrassa. Da cornice.

Ovunque ti porti la creatività, è bello tornare con i piedi per terra. Così il Ripieno Riccio al forno incanta magistralmente: la sofficità dell’impasto sposa il crunch della scarola riccia cruda, col fiordilatte, le alici di Cetara, i capperi di Salina e le olive nere Itrane testimoni d’amore. Un food trend di queste parti eseguito con tutti i crismi. Innamorato.

Margherita

La Margherita armoniosa d’aspetto: al palato un mix di dolcezza e timidezza. Discreta.

La più Strong è un pokerissimo di formaggi: mozzarella di bufala campana DOP, gorgonzola dolce DOP, pecorino toscano DOP; all’uscita Blu 61 erborinato affinato in vino rosso, passito e mirtilli rossi, spuma di parmigiano di vacche brune 24 mesi. Golosa, anzi golosissima con quel gioco acido che esplode tra l’umami. L’elogio dell’erborinato, forse un po’ troppo persistente. Ma se strong deve essere al bando il Less is more…

Disegno appetitoso, bel profumo e serendipity cromatica per l’Alba Chiara ma, sinceramente, inappagante al morso. Intrigante il camouflage di crema di pacchetelle gialle del Piennolo, composta di pomodoro secco del Cilento e pomodorino Corbarì (all’uscita). Come latticini mozzarella di bufala e caciobarricato al Pallagrello rosso 4 mesi, quest’ultimo dalla persistenza a tratti stucchevole e poco congiunto. Ma ovviamente de gustibus…

Ma fuori l’autore, pretendo l’autore…
Grembiule sporco di farina e faccia pulita di sorriso e timidezza. Prendete il vostro personalissimo concetto della brava persona e avete conosciuto Vittorio. Il suo lavoro, ahimè, non è a vista ma è bello scoprirlo come sintesi del suo essere.
Esci di più, Vittò, lo meriti…
Applausi, scroscianti.

Decimo Scalo
Via Sant’Agostino, 10
81100 Caserta

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