Che profumo ha il tempo perduto?!
Beh, se potessi disegnarlo, prenderei i colori della morbidezza genuina, dell’essenza semplice, del sapore nitido. Un profumo che libera il ricordo dal suo nascondiglio, spezza la dicotomia tra passato e presente e il tempo è uno solo.
Vincenzo Di Fiore, pizzaiolo dell’omonima pizzeria in quel di Acerra (Na), sorriso sincero e sguardo sognante… come Proust sta alle madeleine, Vincenzo sta alle Lampiate.


Tra le sue classiche napoletane, quelle da disciplinare fino al midollo, e l’arancino Pulcinella con fagioli cannellini “dente di morto”, nel menù trovano spazio le pizze “di una volta”, quelle che abbassavano la temperatura dei forni di cortile prima della cottura del pane.


Impasto 24 h di lievitazione massime, stesura su teglia di ferro, concia e “lampiata” nel forno a legna. Qualche minuto inside, una manciata di secondi a bocca. Il risultato è un compromesso tra un timido crunch e una sfacciata delicatezza, a metà strada tra la fragranza del pane e la scioglievolezza di una pizza fatta ad arte. Un morso lungo che vuole essere infinito, deciso e tridimensionale, un sapore preciso che abbraccia e non fa sconti all’emotività. Infanzia, focolare, famiglia. Food power! Altro che ricerca e sviluppo…


Conce a mano libera, che vivono di classicismi e territorialità: si comincia con baccalà e papaccelle, passando per margherita e parmigiana, e si finisce con marinara, olio e pomodoro, pardon!

Un impasto, una pizza libera. Da sovrastrutture, confini spaziali, temporali. Libera di cercare gusto, consistenza, piacevolezza, emozione. Una teglia, dieci pezzi di grazia rettangolare.
…una (ri)proposta, una scelta, quella di Vincenzo, da vero ultimo romantico!