Sweet disposition!
Abbandono totale e sconsiderato all’avvenenza de La Bolla, il locale di Nicola De Matteo.
Caserta. Zona Acquaviva, centralità e suspence. Viale privato e piano terra dell’hotel Villa Maria Cristina. Verde dintorno e bellezza dirompente ma disinvolta. Spontaneità di portamento, bolla di conforto per animi romantici.
Zero orpelli, accoglienza e servizio precisi ma senza sentirsi impostati come a teatro.
Sentori di bello, sentori di umanità, sentori di buona pizza.
A me i superlativi…
Nella splendida cornice, incipit vintage, al banco sorride e crea Simone De Gregorio. Umanità trasparente, di cui sopra. Giovane, capace, sincero. La sua pizza è moderna, il suo forno è elettrico ma il mio “medievale” purismo 081 è sciolto.

La mia idiosincrasia verso la Margherita new age, colei con impasto molto idratato, alveolato e cornicione gonfio e cavernoso, e (in più) elettrica, mi aveva fatto partire prevenuto. Poi ho mangiato: la gioia! Equilibrio ricercato privo di disordine. Cottura impeccabile (bravo Mariano Magliocca), acidità dosata, sapidità tranquilla (di topping e non di impasto), autentico pairing di un abbraccio riuscito. Prezzo modico, per me aveva il Wow factor.


Un po’ come l’entrée di benvenuto, un bocconcino di fantasia sperimentale per il nuovo menù che verrà con crema di pecorino di Laticauda, crudo Irpino laccato al burro di Normandia, nocciole di Giffoni, fico essiccato laccato al miele, basilico.
Un po’ come Il Capriccio di Simone che rapisce vista, olfatto e gusto: aggraziata, San Marzano DOP e cotto inebrianti, carciofo di Pertosa tagliato finemente (dito su), salame Napoli, porcini, fiordilatte di Agerola, polvere di olive caiazzane. Qualità up and down, realizzazione poetica.


Intrecci, reminiscenze e meccanica “del cuore” per la Oltre la Marinara. In altre parole, il famoso trittico vapore-fritto-forno adibito al nuovo food trend marinaresco. Salsa di pomodoro arrostito al profumo di aglio orsino, pomodori rossi e gialli affumicati, capperi di salina, origano di collina, acciughe. Qui il pregiudizio muore subito: palato ricco di umami e precisione, asciugatura da oscar e crunch psichedelico. Toni proustiani per Simone ma qui la lettura va sicuramente Oltre. Reinterpretare con personalità.


La Assoluto di Zucca è l’encomio Orange; in crema, affumicata arrosto, in semi, arricchita con capelli di diavolo, parmigiano reggiano 30 mesi e provola. Delicata, colorata e con il suo gusto agrodolce con gradienti piccanti simpatici e educati. Una dignitosa proposta vegetariana con l’impasto che non sta mai a guardare.


Toni timidi per la Profondo Sud. Dedica al meridione con tracce regionali, esempio di giochi alchemici per il topping. Crema di friarielli (per osmosi combinata allo shock termico), nduja di Spilinga, crumble di tarallo napoletano, stracciata di bufala pugliese (a metà cottura) e olio evo.
Cremosità spinta ma friariello per niente audace, nduja persistente. Latenza al palato, unica nota stonata della carrellata, per una bell’idea da limare.


Ma la curva godereccia impenna nuovamente con la Cereali e Tartare. La più cara, di un menù accattivante, semplice e snello, per ovvi motivi qualitativi: tartare di chianina selezione Cillo condita con lime, paprika dolce e pepe, misticanza selvatica, emulsione di mascarpone, fior di cappero e olio evo. Tre cotture e impasto ai 7 cereali. Base saporita, morbida e croccante, la finezza della ciccia ammalia, la spuma allunga, le erbe titillano e le spezie aromatizzano. Orgasmo gastronomico adulto.


Lo charme dell’impasto, persuasivo strumento di seduzione, conduce senza esitare alla pizza dessert: Assoluto di mela annurca, in 4 consistenze, e Tre Agrumi, base di ricotta di pecora e cioccolato con zest di mandarino, arancia e limone. Emozioni scultoree tra giochi di cremosità, freschezza e acidità. Perché le memorie viaggiano anche nelle consistenze.
Sweet disposition!
La mia dopo aver mangiato qui.
Quella dei ragazzi che sorridono mentre lavorano.
Quella di Simone mentre ti racconta i suoi dettagli.
Quella bolla mistica che ha tutto un altro sapore, è più buona…