Fa in modo che la tua presenza sia notata e che la tua assenza sia fin troppo sentita.
L’importanza di esserci, sempre.
Di delineare il territorio. Di marchiare una identità.
Giuseppe Pignalosa ha preso tutte queste belle parole e ne ha fatto un mantra. Rivoluzione.
Serio lui, serissimo. Concentrato nel racconto sia orale che pratico. Può mettere soggezione, lo ammetto, non tanto per i grandi muscoli ma particolarmente per il cervello.
Idee precise. Chiare e una maturità spiccata.
Pignalosa vuole essere (soprattutto) Le Parùle. Ingredienti a cm 0, raccolti dalle parùle proprie, site di fronte alla pizzeria. Ercolano (Na), quindi Vesuvio docet. Dove i topping sono la celebrazione del trionfo della natura con la sinergia dell’orto verticale. Oggi, per essere fighi si dice: “i sapori di un tempo…”. È solo pura e sconfinata visione.
In carta poche proposte. Mi piace.! Essenzialità e quel sentirsi finalmente in pizzeria che a volte confonde. Quest’ultima elegante, ampia dai toni caldi, con un servizio sempre attento.
Le pizze, poi, tornano a parlare napoletano. Dimensioni extralarge, cornicioni appena accennati, farina di tipo 0 (blend ovviamente), idratazione circa del 65% e assenza di lievitazioni spasmodiche. A volte i tecnicismi servono…
Degustazione senza sé e senza ma… quando il “faccio io” produce sentori di giovialità. Non so, per questa volta mi fido… Fai tu Peppe, sotto con l’alzatina a centrotavola!
Gli aggettivi si sprecheranno. Nessun crescendo ma un susseguirsi di picchi.


La Cosacca è profumosa. Ha il Pecorino Romano Dop. Profuma anche l’impasto. Simbiosi perfetta.


La Provola & Pepe è d’autore. Profuma tanto anch’essa. La pasta qui trascende. È definitivamente parte del tutto. Innamorato.


La Napoletana è una marinara che ha saputo arricchirsi. Pomodoro San Marzano DOP, olive nere caiazzane, pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP, aglio dell’Ufita, alici sott’olio di Cetara, olio evo del Cilento DOP e origano. Tre fili conduttori: napoletanità intrinseca, effluvio persistente e impasto che non trasla mai col variare del topping. Audace, buono, mai domo.


Capricciosa, il signature dish della casa. Pizza-firma di Peppe che lo identifica. La rinascita di questa Cenerentola è partita anche da qui: pomodoro San Marzano DOP, fiordilatte, prosciutto cotto, porcini, olive nere caiazzane, carciofini sott’olio, olio evo del Cilento DOP e basilico. Millimetrica nel gusto, semplice ma non semplicistica, che esplode in ogni cm nei suoi tuoni armonici. La preferita per bilanciamento.
La napoletanità ne perde nei colori rossi ma swticha nella forma a mezza luna ripiena.


At first Scarola inside. Cotta, con tutta la devozione. Eterna e luculliana e la pasta non svilisce. Sottile sottile, con cottura un pelo più pronunciata. Old school con quei tratti di famiglia.


La pasta si cala nell’olio bollente, cotto a due temperature. Fried pizza! Menzione speciale per la farcitura, classica, bianca con i cicoli così buoni da mangiarli anche a colazione. Dorata.
La chiosa è fatta di un topping leggermente hard. La Papaccella Sommese incontra la salsiccia e la provola. Nuovamente pochi ingredienti che sanno gridare. Leggiadra nella sua spinta di sapori e quel senso di leggerezza che accompagna l’intera degustazione.


Un ritorno alle origini, i prodotti della terra al centro di tutto e quella parola che ho cercato di evitare per non sminuirla. Tradizione.
Quando la presenza è tutto.
Giuseppe Pignalosa lo sa.