Quando le degustazioni si trasformano in oro fuso e stai lì immobile a guardare quel sole dorato, fritto, che si scioglie (al palato) lentamente, fino all’ultima goccia. Di pizza, o di cuore.
Un parco giochi di luce.
Isabella ti frigge i pensieri ogni volta. Li rende morbidi e croccanti in superficie.
Io la chiamo arte. Sì, quell’arte che consente di trovare noi stessi e di perdere noi stessi nello stesso momento.
Sindrome di Stendhal allo stato puro. Estasi profonda. Un po’ come quando il rapito si innamora del rapitore.
De Cham ormai è da anni in uno stato di grazia gastronomica.
No, non è folklore partenopeo. Né essenza atavica.
È precisione, è doratura, è leggerezza, è assenza di unto.
È intelligenza fritta, per autocitarmi.


È quel sole enorme, taglia XL, dove olfatto, gusto e vista, sgomenti e persuasisi, iniziano il loro moto di rivoluzione intorno. Cicoli e ricotta si trasformano in Food portrait. E come una stella, quando implode, rilascia una scia di leggerezza che lascia sognare… Immutabile.


Ma gli occhi languidi li disegna già l’entrée. Mille Fritta Salata. Sorellastra umami della più famosa sorella dolce. Un velo d’impasto con alici, burro, pomodorino e polvere di olive nere. Strappare lungo i bordi, insomma. Ziguli d’autore.
Come una matrioska le sette sorelline. Degustazione nella degustazione. Collezione di frittatine: classica, Nerano, paglia e fieno, peperoni, quattro formaggi, olive e capperi, parmigiana. Luci stroboscopiche non adatte a spettatori fotosensibili. Una più indovinata dell’altra. Saporite e croccantine, cremosità inside crunch outside. Non ricordo l’inizio del discorso, ma la confusione è sinonimo di buono. Fearless.


Ça va sans dire la Donna Isabella. L’estate. Freschissima. Tanta vita, così tanta poesia. Nella semplicità del ripieno di rucola, provola, caciocavallo, pepe e zest di limone. Farsi del bene. L’amaro incontra il brio, poi la dolcezza fondente, che allunga e abbraccia, la vanità. Femmina.

Poi il presente poetico. Su base 24 kt scarola scottata, polpo al Kerner e Stilton. Grazia e inarrivabilità prima del tempo. Recidivo, mi rendo conto. Ma qui si tratta di beautifulerie. L’incontro beato tra mare e terra. Come Gli Amanti di Magritte.


E ruffianissima la Bufalo. Sempre aperta, a mo di montanara che accoglie in superficie.
Delicato e guascone lo speck di bufalo, dolciacido il ketchup di pomodoro giallo, avvolgente la stracciata di mozzarella, fresco il pesto di basilico. Buona da sola, per la serie «facili, inevitabili deduzioni». Intensa.

E niente, da Isa va sempre così.
La Mille Fritta Pastiera è tanto famosa quanto fondamentale.
E poi strappi l’impasto come pagine di poesie da incorniciare, da attaccare ovunque per tenerle fisse davanti agli occhi. Non come quando ragiono, ma come quando respiro.
E niente, ripeto. Nessuna voce sarà mai come la Sua, per me.
Nessuna.