Tre cose degne di nota.
Una pizza egregia.
Una location disegnata con la matita dell’eleganza.
Il lungomare più bello del mondo.
Le sorprese che fanno bene alla salute.
Regina Margherita Napoli, storico ristorante di Andrea Macchia.
No turistico.
Nessuna identità stravagante.
Niente filtri da gusto franchising.


I fritti accolgono con schiettezza e franchezza. Buoni, intensi, saporiti. Veraci bene.
La pizza qui porta un nome e cognome da anni, Vincenzo Barreca. Carta d’identità: pizza contemporanea, sì, quella col cornicione pronunciato, un mix di farine di tipo 1 e 0, con prefermento e, ormai non stupisce più, forno a gas.
Prodotto direttamente proporzionale alla bellezza del landscape. Preciso senza una minima sbavatura. Successioni armoniche di circonferenze perfette.
Che divertimento, quattro assaggi che, partendo dagli stilemi della classica pizzeria partenopea, dimostrano che come sempre le cose basta solo saperle fare bene.

Margherita con tutti i crismi. Equilibrata, piaciona, viva. Degna del suo nome.
La Fritta e al forno, con ragù di pomodoro, olive caiazzane, fiordilatte, alici, capperi e fili d’angelo, abbraccia il food trend e lo esalta con note spumeggianti. Una margo-marinara croccante e morbida allo stesso tempo. Immersiva.


L’estro di Vincenzo si amplifica con la Carciofina. Base 100% integrale, fiordilatte, carciofi spinosi di Sardegna, provolone del Monaco, limone di Sorrento, olio evo. Lievitazione, materie prime, mash-up, mettici tutto. Una ”esperienza” ricca che qualcuno cerca e apprezza nell’abbondanza gustativa.
La Regina Margherita su impasto integrale è una bomba. Ottima. Ottima!, ripeto. Mozzarella di bufala, lieve strato di salsa di pomodoro, datterini, basilico fresco. Equilibrio, ripeto. Fil rouge di un componimento che ti rinfranca in loop.


La dolce vita senza nostalgia.
Applausi.