Casoria (Na) in chiave moderna.
Numeri ed evoluzione di un pensiero.
Occhi ed emozioni nascosti dietro a un segmento che unisce i due punti della circonferenza passando per il centro di un sentimento.
Diametro 3.0, quella idea di ristorazione che sta pompando avanti Antonio Tancredi con i suoi fratelli che risuona con una metrica interessante. E forse manco se ne rende conto, perché troppo impegnato a correre. Giovane, anzi giovanissimo, con l’eleganza e l’empatia dei veterani del mestiere.
Una pizzeria che vuole essere sempre più affilata, salda e cosciente. Si sta davvero come a casa qui. Con tanto di ‘nuovi’ portentosi profili in sala, con Andrea Perfetto, e al bancone, con il bravissimo Antonio Moschino, e chef Simone Profeta de La Locanda del Profeta attore co-protagonista nella composizione del nuovo menù. Snellito, fluido, settato su pochi elementi inanellati con gusto e spinti ai margini sensoriali.
Una pizza che desidera spogliarsi da uniformi/etichette velleitarie, un impasto contemporaneo, moderno nel profumo di grano, fatto con miscela di farine semi integrali con germe. Un soffio piacevole, sagacemente tecnico, ma riconoscibile. Ardimentoso, ma pregno di confortevolezza.

Un giro tra le formosità lievitate ma prima cosa-buona-e-giusta cedere alla bontà scapestrata dei fritti. Gli scagliozzi fritti scrocchiano e si edulcorano con la pucciata nella fonduta di taleggio. La provola fritta in pane panko poi è illegale nella sua veste da bruschetta con riduzione di pomodoro all’aglio. Turbo-entrée.


Tra le cartoline sensoriali più vivide conservo la Oro Dolce. L’eleganza della vellutata di patate al rosmarino, la giocosità della cipolla caramellata al whisky, la seduzione dei pomodorini semidry, la grazia della pancetta al miele e la democrazia della fonduta di grana padano 16 mesi. Personalità.


Il classico che sconfina nella propaganda della doppia consistenza. Scarola rules! In crema e saltata con pinoli, capperi di Pantelleria e olive nere semidry. Sentimentalmente precisa, che ruzzoli dal piacere sulle volumetrie delle alici del Cantabrico. E la pasta rintocca ludica. Distorsioni esaltanti.


La Margherita si presenta squillante e policromatica. L’impasto non scolorisce, si fonde con la triade e risulta scevro da stilemi preconfezionati. Gratificante.


La delicatezza della Tris di pomodori predispone l’animo al congedo. Mozzarella di bufala campana Dop, pomodorini gialli semidry, pomodori datterini, pomodorini rossi semidry e all’uscita scaglie di caciocavallo. La serie cult della casa amplifica il concetto di morso intimo, semplice ma non semplicistico, con gli interpreti accordati indissolubilmente tra loro. Carattere timido ma con spessore. Amabile.

Un bocconcino fritto con mousse di ricotta dolce alla cannella e il vero ristoro è servito.
Una pizzeria che si vuole porre coscientemente al centro, dove la vera avanguardia consiste nel far rombare le papille con creazioni che strimpellano in linearità̀.
Dove nulla è superfluo, tranne tutto quel che occorre per riscoprirsi felice a tavola.