Confini – Un viaggio di un mondo nel mondo

Pozzuoli. Via Napoli.
Pochi coperti, ambiente caldo, vintage, luci soffuse.
Oltre il muretto dirimpetto, il suono del mare.
E la bellezza di tuffarsi in un tramonto.

Confini Ristorante.
La buonanima di Frida docet. Si legge confini, ma qui si perde in orizzonti. È questo il desiderio di tre giovani imprenditori, Antonio Ippolito, Giovanni Conturso e Carmine Ferrara. È questo il risultato delle magie di chef Giuseppe Mellone, un sogno consapevole e non ingenuo, di chi spera in una cucina diversa che scavalca limiti e frontiere.

Sconfinare sì, ma con coerenza, tecnica e sana follia.
Un mondo nel mondo, quello partenopeo che abbraccia il resto.
Una cucina che incontra altre pronta a cambiare molti dogmi della gastronomia, sempre in punta di piedi e col tono di voce educato.

Pronti-via, cinture di sicurezza allacciate, senza la necessità dell’uscite di emergenza.
Salsedine a morsi la Frozen Oyster Martini, ostrica affogata in uno sferificato di avocado, gin, Martini e passion fruit. Umami in conchiglia. Una croccante nostalgia l’Anguilla in cialda, affumicata al legno di ciliegio e aromatizzata con aneto e aceto di karkadè. Perfetta, un sorrisone imbevuto di iodio e di giocosità al palato. Poi la Croquetas di lime, zenzero e basilico incalza in aromaticità e cremosità, una besciamella rivestita da una panatura croccante, con un ciuffo di crudo di mazzancolle blu, finocchio e germogli, adagiata su una base di sciroppo di zenzero e peperone crusco.

Tra le Ande e il Pacifico, un vicolo della Pignasecca vestito a festa. L’omaso (centopelle) indossa gli abiti tipici di Lima: carote, cipolle, coriandolo, succo di lime, peperoncino. Ceviche di trippa, una traversata, un’idea che sconvolge e centrifuga i sensi. Globalizzazione.
Presi per mano dall’eleganza sorprendente del sake Konishi Hiyashibori Gold. Avanguardia.

Le sorprese giocano tra i piatti. Il cambio registro prevede un assaggio di Puteoli. Sorbetto al limone e zolfo,  sale sulfureo e acqua delle Terme di Telese. Nessun gioco di parole. Alchimia di gusto.

Tra un Gyoza Nerano e un Gyoza Parmigiana, conturbanti e ballerecci, arriva puntuale l’affresco edibile dello chef. Spaghettone cacio, pepe e pere, tra le esperienze più libere, elettrizzanti e coerenti vissute. Dolce, cremoso, speziato. Equilibrio che disegna il futuro sfumandolo coi colori del passato. Gratitudine.

Spaghettone cacio, pepe e pere

Un gelato affumicato che sa di provola dolce e piazza di diritto Giuseppe tra i miei maestri gelatieri preferiti e un dessert al mascarpone e amarena lasciano atterrare i sensi. Su entrambi i dessert un assaggio di Kodakara Yuzu freddo, una bevanda giapponese, torbida e leggermente alcolica, ottenuta dalla macerazione dello yuzu. 

Un viaggio inaspettato. Che scuote bene. Forse è giusto così: esperienza trascendente, che manda in tilt le capacità di analisi per estrarre nuove percezioni dal ‘noto’, riscrivendole con punteggiatura immune a qualsiasi tendenza.
Una casa dalla cura estetica struggente modellata a ristoro, ma soprattutto un catalizzatore di indoli, pulsioni e interessi che mirano al bello.
Se mi raggomitolo nel lato sentimentale, pochi luoghi mi hanno fatto riflettere così.
Lasciate carta bianca alla cucina e le aspettative di godibilità verranno scavalcateo sconfinate, che dir si voglia…

Confini
Via Napoli, 221
80078 Pozzuoli NA

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