Fuori dai parametri.
L’aitante stregone nel polverizzare vizi e preconcetti di forma, roteando panini come bacchette magiche, ne ha fatta un’altra. Anzi di più. Sì, perché come una matrioska da una ne esce un’altra. Come quelle invenzioni che profumano isolate di nuove occasioni.
Panini, ripeto, che passeggiano nella ricerca fondamentalista, nell’oltre-materia e soprattutto nella poetica del sentimentalismo culinario.
So bene che i più, accecati dal trend del Lamentalismo acuto, leggono pane e ingredienti.
Io invece mi innamoro delle idee, esco-pazzo per la ricerca che non accetta compromessi pur di spalancarti nuove frontiere palatali.
Egidio è un carillon di visioni. Ingranaggi che girano musicati bene.
E così, uno-due, i nuovi nati tra il semplice e il complesso.
Un polo emotivo che ti avvinghia in un grembo rassicurante alleggerendoti da ogni elucubrazione mentale; l’altro essenziale che si ispessisce di acuti affilati e venature carnivore dal godimento spudorato.
Due no-burger.
Diego Armando Masardona e Sandwich di porco. Senza scomodare i toni biblici, l’uno nato da una costola dell’altro. Due storie che si incrociano, dai contenuti totalmente paralleli.
Il primo una dedica plurima, al tempio del fritto, al D10S del calcio, a una città intera.
Venerazione partenopea in panino. La famosa pizza fritta delle Case Nuove si trasla e si accomoda in una nuova veste.

Cicoli napoletani piastrati (con sale e pepe), provola impanata e fritta, crema di pomodorini arrosto, ricotta sale e pepe, basilico.
I grassi solidi sono abbondanti, ricchi, saporiti, aromatici. Incontrano ad ogni morso la pastosità del latticino, grezza e briosa. Persistenza piacevole, familiare, generosa, che si arrotonda con la dolcezza fumé del pomodoro, che scoppietta col solito solletico vanitoso di sua-maestà-vanità provola croccante. Infine, la gioia della vasinicola.
Come tra gli spalti dello stadio Azteca di Città del Messico,
con gli occhi sul goal del secolo e/o sulla Mano de Dios…
Come nel tepore immacolato dal soffio casalingo della famosa friggitoria,
con gli occhi su chi ammacca e prestigia con la schiumarola…
Come tra i vicoli del centro storico di Napoli,
con gli occhi sul mondo…
Un salum-panino, una “marenna” elegante, la comfort zone di un popolo…
Poi alchimia.
Dai diamanti non nasce niente, da certi simil-cicoli (atipici, privi di strati di pancia, che non superano l’audizione), nascono i fior…
Affettati, piastrati, fusi, sfrigolati. Street-foodiani.

Ricapitolando: maiale confit alla piastra, insalata iceberg e salsa segretissima.
Zero fighettume. Ciccia dall’anima fortissima. Succulente, saporita, friccicarella (oggi si dice crispy). Primadonna onnipresente, dall’inizio alla fine. La salsa picchia, l’insalata sgrassa. Le coordinate della precisione. Un sandwich che po esse fero e po esse piuma! Una bella matassa emotiva da gestire, dove l’istinto dubbioso si converte senza freni con una massiccia pienezza papillare. Sto panino ti fotte!
Raffina i sentimenti.
Trasgredisci i rituali.
Osa l’impossibile.
Ci si può solo perdere da Puok Burger Store.