C’è la pizza.
Indelebile protagonista. Il cuore pulsante di tutto, col suo abito sempre migliore, fine e pulito, accessoriato dai colori delle idee fresche e dinamiche.
C’è la pizzeria.
La sala da pranzo di ogni napoletano. Fatta di intimità, di tavolate infinite, famiglie, bambini, sorrisi, collettività, vita.
C’è tutta l’umanità di Partenope.
Quella verace e mistica, che per sensibilità osmotica del padrone di casa viene continuamente scambiata con le pareti, con la cucina, con chi ammacca e inforna, con ogni singolo microcosmo.
C’è poi il fine pizzing.
Sì, io lo chiamo così. Il gioco senza frontiere, le combinazioni, le declinazioni di impasti, la pizza raffinata, liturgica, che coinvolge come un Eden gastro-culturale.
Tutto e il contrario di tutto.
Sono da Diego o son desto?
Di 10 Diego Vitagliano ho sempre amato l’inusuale (quanto vincente) mix di schiettezza di quartiere e gestualità forbita che infonde nella sua proposta. Un continuo divenire, un incessante accelerare sul Panta Rei sempre domo. Teoreta della lettura dell’esigenza di tempi moderni dalla durata infinitesima.

Mentre, come un cubo di Rubik, i percorsi qui sono infiniti, in termini di spazio e di tempo.
L’attesa si colora di Spritz e Parigina. Quanto parlava quel tocchetto quadrato e dorato, raccontava di profumi ruggenti e della solita grazia esecutiva. Io come la bambina di Banksy e il suo palloncino…


Parlare di fritto asciutto e immacolato sarebbe ridicolo. Se la precisione è scontata, il gusto mai! Botta su botta a suon di colpi di seta. Di Fiore di zucca con ricotta, pepe, formaggio e menta, di inno alla primavera, freschezza da balcone fiorito. Di Frittatina alla Nerano, di crunch cremoso, abbracci dalla mixology regale. Maestranze di bucatini, besciamella, zucchine fritte e provolone del Monaco. Vento d’estate.
Profondità saporose dal guizzo acuto e tagliente.


Quando un panetto fa l’amore con un altro nasce un paffuto Doppio Crunchy, un romantico croccante dal nuvolo inside. E son subito mani spiegate al cielo e cori da stadio papillari. Poi c’è anche il rapporto peccaminoso, immorale, tra lonza di maiale tranquillo selezione Stefano Bettella (impalpabile incanto) e la crema di zucchine, le chips di zucchine fritte e il provolone del Monaco. Un flirt libidinoso, lo zenith del gusto in postazione inamovibile. Marennella luxury da bacio alla francese.
E poi la Pizza. Bacalao Meravigliao, mi autocito. La sostanza, vestita di carpaccio di baccalà, sfila aggraziata su una passerella di pomodorini del piennolo, olive, capperi, prezzemolo, aglio. Iodio, salsedine e umami. Come la sua Cassuola, Diego is on Fire.


Un salto a Roma, con il re dell’orto. Influenze da nuova apertura. La Giudia, sì, come la ricetta. Una realizzazione dal tatto ultrasensibile, colto e istintivo. Una scorza croccante, un cuore morbido, una punta di amarognolo che evolve in dolcezza; il tutto aggiustato con un pizzico di brio e sapidità. Ecco spiegato il morso di crema di carciofi, fiordilatte di Napoli, carciofi fritti, scaglie di cacioricotta, pepe cuvè. Spiazzante, caravaggesca. Giudiaismo mistico.
Perché si sta sempre, tremendamente, da Dio tra certe sequenze che mandano in visibilio, giostrando nell’apparente essenzialità. E ti accorgi che Monsieur Monet è passato da qui…
La Croccante rustica e ruspante nobilita il titolo. Raffinata come madreperla ecco la Dama Bianca, tra riabilitazione emotiva e cromoterapia. Sostanziosa genuinità: melanzane alla parmigiana bianca, cotto di maiale tranquillo selezione Bettella, pesto di basilico, fiordilatte di Napoli. Un prisma lucente di lessico familiare e fusione tra materia che ribolle del fuoco vivo. Eleganza gioiosa.


Che poi di fronte alla Genovese la felicità è un’idea semplice. Servita come fine-pasto con dei simil-vascuotti, che azzuppi e ti ci battezzi il finale. Tu chiamala se vuoi dolce-tentazione. Avant-garde!
Una storia attuale che profuma di preziosa tradizione, radicata nella maestria di una evoluzione costante. Che appartenga al passato o a un nuovo corso tradizionale poco cambia: il piacere denso di chi assaggia le sue dinamiche è ciò che resta immutato.
Perciò questo Diego è da Scudetto!