La Contrada è un rione, una corte ma soprattutto uno stato mentale.
È lavoro, fatica cura, senso dell’ospitalità, gioia per la vita e amore per la cucina.
La Contrada è la dimora di luce dei fratelli Roberta e Alessio Esposito.
Lei con le mani in pasta, lui prode talento dei fornelli.
Bellezza diffusa su due livelli di un palazzo del Seicento. C’è l’eleganza che non spaventa perché condita da tratti rustici, la quiete che rilassa edulcorata dalla professionalità serafica di Gaetano Ricciardiello e Maja Rutka. Coccolati con classe dall’inizio alla fine senza sentirsi a teatro.
Roberta è bravissima in quanto Roberta. Compone con charme, dosa con sensibilità stechiometrica gli ingredienti e abbraccia gusto & estetica con puro savoir-faire.
Le creazioni sono identitarie, le circonferenze affascinanti vivono dei riflessi di creatività e mentalità. Qui i due fratelli si assaggiano morso dopo morso…
Roberta ha “studiato” il mestiere. Da responsabile di sala a pizzaiola di impasti dalla trama moderna con farine integrali e semi. Non c’è rivisitazione di un singolo ingrediente o di una ricetta di famiglia. Esistono idee che funzionano.


Adoro il benvenuto: qui panino divino! Il menù esibisce la carta delle 7 Margherite, classiche e signature, ruoto e fritte & al forno e Pizza & Mare.
Immergersi totalmente!
La Margherita Bruciata è pura vanità a colori… Piennolo giallo e rosso del Vesuvio e pomodoro verde dell’Agro Sarnese bruciato al forno a legna, coulis, fiordilatte e caviale al basilico. Eduardiana. Purezza di gusto con cremosità da confort zone e confort food. Magnetica.


La Capricciosa secondo Roberta è scritta in versi. La mia idea di Empireo. Pura eleganza di contenuti e spinte coraggiose. Al salame fa compagnia la pancetta di maialino Nero Casertano affinata al miele, olive caiazzane in doppia consistenza, carciofini alla brace che donano fumé e porcini trifolati che giocano di consistenza e annaffiano con umami liquido. Egregia.


Pastr-amami è un serio imperativo! Proprio un signature dish da ruoto. Armonia complessa ma semplice di comprensione. Ancora colori tra la folla di ingredienti sovversivi bene. C’è pastrami, zucca mantovana, peschiole sotto aceto di vino Asprinio, salsa di acciughe, peperone crusco. Toni e consistenze da equilibrio stellato. Ti pastramo!


La Provola & pepe con parmigiano al basilico a ruota di carro si fa special edition ma andrebbe concessa a tutti. Menù che brama certe divinità…


I polipetti alla Luciana su montanara fritta e infornata poi raccontano le storie di un mare piacione e avvolgente da appeal familiare. La stessa con Genovese e provolone impiccato ammalia senza pudore alcuno.


La Smoky Radish è il remix che si fa spazio di libertà. Bufala affumicata, radicchio trevigiano cotto sotto la cenere in salsa barbecue e pulled-pork homemade. La stoffa dell’opera originale e di tecnica inscalfibile.


Infine, il magnetismo atavico della Pizza e fichi, manifesto perfetto della pizza moderna. Crudo, gorgonzola e fico caramellato leggermente piccante. La perfezione stilistica di vitalità al palato spesso latitante di questi tempi. Nirvanica.
Un excursus leggiadro, variopinto e romantico completamente analogico.
Roberta lascia fermentare in provincia il suo inesauribile bacino di esperienze e conoscenza, raccolte con caparbietà e passione.
Roberta è bravissima in quanto Roberta.
Roberta poi è donna e serve tanto.
Roberta serve non perché le donne non ci siano nel mondo della pizza.
Roberta serve a tutte le “Roberte” che popolano nel silenzio la ristorazione italiana.
Serve perché possano alzare la testa e pensare a una carriera e a un futuro diverso.
D’ispirazione.
Si può fare. Perché funziona alla grande!