È Pompei, certo. Però si vede il mare.
Se tutto il mare andasse in terapia, chef Paolo Del Giudice sarebbe il suo analista preferito.
Empatia trascendente rivolta agli abissi; propensione naturale alla comunicazione con i fondali salmastri e con ciò che li circonda; tatto istintivo e calibrato nell’esaltazione dell’ecosistema ittico.

Paolo il mare lo lascia perfino bere… Ha messo in bottiglia la sacralità del rumore delle onde. Gin tonic con acqua di mare, da queste parti è Acquasantissima (ora disponibile anche online).
Inizia sempre così, con fare mistico, il percorso da Capasanta, dove la sala, trapunta d’azzurro, è l’oasi rasserenante ove accudire pensieri/emozioni in flusso di coscienza estatico. E il nuovo menu degustazione “Cap’ePaolo” è la mareggiata che scompiglia bene. Dai crudi al dessert, un marasma di tapas che sigilla l’esperienza nei toni del divertissement costante e rassetta le membra.
Come caramelle i cubetti di tonno giocosi tra la cialda croccante e nella freschezza agli agrumi. Crudo!
La dolcezza bruna del polpo trova il brio nella crosticina bruna della cottura arrosto. La terrina di patate cruncha e suona, la mayo al prezzemolo abbraccia. Cotto!
L’arancino di totani, piselli e provola è la voce delle sirene che ammalia. Fritto!
L’hot dog di pesce spada, cipolla caramellata e senape in grani la continuità del fil rouge fatto di giocosità marina. Pane!
Poi il Tortello ripieno di orata, guazzetto di cozze e vongole, aglio nero e salsa di bufala, racconta le storie del mare nel suo cuore gentile in un bagno di sensi. Primo!
Il Baccalà, crema di zucca affumicata e porro fritto piazza, infine, la materia al primo posto. Secondo!








Un babà bagnato all’Acquasantissima e ogni visita qui regala beatitudine con segnali di crescita, ben più di un’ora in seduta: accomodato a tavola, come il manto iodato si distenderebbe sul suo (ipotetico) lettino.
Capasanta.
Un vero tuffo, dove l’acqua è più blu. Niente di più.