Acerra (Na).
Nel braciere inestinguibile della fratellanza pizzosa.
Qui Nino Pannella traccia il suo credo. Da sempre.
Penna nuova e pagine chiare tutte da scrivere per un nuovo capitolo.
La Gang muta. Nino abbraccia le competenze di Raffaele Campagnola, chef di Opera Restaurant di Napoli, e compone a quattro mani la nuova sezione del menu. Ricerca & sviluppo, la cucina al servizio dei topping tra massimizzazione e rispetto della materia senza lo smarrimento da maschera pirandelliana. La pizza resta pizza!
Nasce così Tradizione Campagnola. Giochi di parole per giochi gustativi.
Staffetta agonistica di intrisi intrecci intriganti.
L’entrée da comfort zone che accomoda il palato al percorso. Frittatina classica con cuore di ragù e Baciata ripiena di scarola ripassata, olive, capperi e colatura di alici. Comfort food, comfort people! Un bacio ancestrale puntellato da sentimenti ancora vivi. Mai dismettere certi saperi.


Il Padellino Mediterraneo è geometrico, strutturato, sofficissimo. Al morso la sorpresa dell’umami marino dalla palamita marinata con la sinergia acida dello yogurt e fresca della misticanza e limone. Cordialità da lodare.


Poi le tonde che ridono di un impasto profumoso, aromatico, versatile, che sfila schietto e preciso di cottura ad ogni passarella.
La Capricciosa Campagnola lascia il ricordo. San Marzano, pioppini spadellati, salame Napoli, carciofi cotti a vapore, prosciutto cotto. Elenco delle cose che adoro che insieme si esaltano a vicenda. Consistenze, equilibrio e la beltà della schiettezza del morso-tira-l’altro. Perfetta.


La Pizza della nonna vira sulle morbidezze accentuate. Per i zuccalovers un viaggio nell’Empireo. Pioppini, cotechino di maiale nero casertano e fonduta di provola ad allungare la danza della vellutata arancione. PumpkinG!


Cremosità solida, bucolica dai tratti vangoghiani la Pizza patate e tartufo. Il sugo di pasta e patate nella sua veste più schietta e verace vizia la forma, la provola affumicata spinge e il tartufo nero bagnolese amalgama gli effluvi. L’impasto si concede senza esitazione per una persistenza iper-godereccia. Una carezza in un pugno.


La Quattro formaggi si fa manifesto ufficiale della maturità gastronomica di Nino. Levità esecutiva ineluttabile. E se dico stechiometrica… Fonduta di Provolone del Monaco, caciocavallo podolico, erborinato affinato alle fave di cacao e caffè, Carmasciano e noci pecan. Si parla di pre-dessert ma io la sceglierei come antipasto, primo e secondo! Completa, dove la grassezza viene affinata dall’aromaticità costante e dal giochino croccante. Sfrenata eleganza.
E la Pannellate dolce? Nino è famoso!
La sua ultima sweet si ispessisce di padellino fritto e al forno e ti avvinghia con ricotta di pecora, confettura di arancia candita e scaglie di cioccolato fondente. Grembo rassicurante che alleggerisce da ogni elucubrazione mentale. Acrobazia scapigliata e festosa.


Bravo Nino, talento progressivo e assenza di rumore nel recepire esigenze gastronomiche e sincronizzarle su (molteplici) scale vincenti. Bravi tutti!