Duplicati.
Non certo per mettere alla prova.
Esigenze. Esperienze. Come il viaggio che profuma di opportunità.
Stare sul mare, nel mare, col mare. Fate vobis!
Che giochi fanno certi posti, con i cieli e il tempo perduto.
Marina Grande di Sorrento (Na) si meritava proprio il garbo e la grazia di Fiorenza e Fabrizio, la competenza e la passione etanolica di Francesco, la cucina rampante di chef Vincenzo Corcione, che solletica lo iodo. Pensiero saggio, pensiero libero.
Ma come la spieghi tanta bellezza?
Soul & Fish è la sintonia tra il regno di Nettuno e la poesia, il discorso bellissimo che si fa in silenzio, ascoltando.
Vista privilegiata e tavoli da sogno in braccio alla riva: e ci siamo ritrovati immersi nelle sfumature delle onde, nella ragione degli occhi, nelle verità del palato.
Una dose di Ceviche di cernia e gamberi rossi, l’entrée che è overdose d’amore. Freschezza iconica col leche de tigre al passion fruit che detona e le arachidi che scrocchiano. Annegare nel metafisico e nella Falanghina spumantizzata.
Marenna cosmopolita in-faccia-al-mare, lo stretto indispensabile: carta kraft, pane naan, polpo grigliato, scarola three-faces (stufata, croccante e liquida), pomodorini semidry e feta. C’è chi usa forchetta e coltello e chi lo avvolge in un abbraccio come un kebab. Anyway, si ribalta la routine mandibolare a suon di eccentriche emozioni edibili. Apocalittica.
Come un Monet, l’antipasto del giorno è impressionistico. Ricciola tataki con broccoli, fave, piselli, cipollotto e peperoncini del fiume sotto aceto. Morsi serafici intervallati da spinte lucide e il green power che si destreggia tra la materia nuda. Iridescente.
La Pasta mista come pretesto del tornare e non volersi più scollare dalla sedia. L’eleganza, la cura, l’armonia. Una composizione sublime che ruba occhi e cuore. Cremosità di finocchio e di Piennolo all’arancia, umami di ristretto di pesci di scoglio, effluvi di alloro e finocchio di mare. Nuove rotte su strade originali. Piatto mostruoso di tecnica e pensiero laterale. Persuasiva.
Poi la comfort zone che non tradisce, il semplice (che semplice non è) che annienta le insidie. Gli Spaghettoni di Gragnano con le vongole giocano con le nuance del pomodorino giallo del Vesuvio, dei fiori di zucca, dello zafferano. Bontà costante e chiusura di un cerchio di cucina fusion ben tenuta a bada sui capisaldi che non tradiscono.
Come i blind test di Francesco: ambrato, campano, annata 2013. Un dono sentire questo vino più vivo che mai, naso citrico e agrumato, in bocca una corrispondenza perfetta. È Greco! (Greco di Tufo DOCG – Le Ormere)
Assoluto di nocciola e Yuntaku – Amaro di goya (sia benedetto Francesco!) chiudono l’opera ma non il sipario.
Il mare resta ancora lì, come questo ristoro e le persone che lo rendono vivo e sollevano verso bellezza e benessere. Raccogliere ogni grammo di questo inno umano al lato migliore del nostro mondo.
colellapizzatour 