Nicola Aloja, classe 96.
Giovane, giovanissimo. Serio, trasparente. Un ragazzo perbene.
Preciso. Studioso. Capace di fissare i suoi ricordi emozionali e traslarli in forme identitarie.
Ex promessa dell’arte bianca. Ex perché Nicola quel futuro l’ha ormai dipinto roseo con i colori di un presente pastello.

Mattatore instancabile in uno dei regni dalle forbici dorate.
In quel di Pizzeria Vincenzo Capuano Vomero, a Piazza degli Artisti, Nicola si occupa dei fondamenti e delle vanità contemporanee. Primo pizzaiolo, doma i lievitati sia dolci che salati.
Folgorato sulla via dei fritti romani, adorna l’experience aprendo il sipario con un trittico di effetti speciali dalle coordinate capitoline.


L’Arancino Cacio e pepe ha la corazza dall’impeto passionale. Cuore morbido, rotondo dove il riso quasi liquefà e si abbandona alla cremosità aromatica dell’ensemble. Fusione elettiva.


La Frittatina alla Carbonara parla chiaro. Avvolge in delicatezza e sfacciataggine. Erudita.


Poi la visione, il colpo da enigmista. Timballo di rigatoni all’Amatriciana. Impatto super crunch, col mix di pane bianco e cacao. Quest’ultimo, lo zing che gestisce la tendenza dolce di un morso lungo, saporito, vivo dall’inizio alla fine. Poi le spalle: spinta acida di riduzione amatriciana, spinta fresca di riduzione di basilico. La grande bellezza, lato x lato x lato.


Da Roma a Detroit, si vola restando seduti.
Nicola pensa anche a stelle e strisce. Una circonferenza dalla trama disarmante. Panoramica. Alveolatura psichedelica, crosta croccante. Superficie intransigente: generosità di fiordilatte, intensità di pepperoni (salame cacciatore calabro) e dolce-piccante di salsa hot honey homemade. Presentata con gioia, realizzata con contenuto e forma. Innamorarsi senza inibizione. Permane già il ricordo…


Teoremi moderni con corollari classici. La Salsiccia e friarielli su stesura a ruota di carro è l’ibrido di risonanza. Cottura da cineteca, sapore dal ritmo crescente, mai timido. Texture/estetica attualizzate magistralmente. Zero rischi.


Per i fine pasto, Nicola brandisce anche la sac à poche. I suoi lieviti non riposano mai. Di caratura imprevedibile, che mi han fatto riscoprire il valore sommo del saper finire bene in dolcezza. Maritozzo con crema latte di bufala, nocciole tostate, albicocca e menta. Un soffio di piacioneria acuta. Babà a modo mio con crema chantilly, fragoline di bosco con gel istantaneo. Architetture opalescenti dal gusto serafico che raccontano di altri mondi. Chapeau!

Gesto avvinghiato al pensiero. Fondamentali saldati al futuro. Col suo stile acuto, ultrasensibile e radicato nelle scelte, Nicola abbraccia con il candore della sua curiosità.
Ne (mi) sentirete parlare…