Rivedere cose meravigliose.
Sorrento e le sue declinazioni.
Da uno dei vicoli di piazza Tasso poi la poesia sussurra senza limiti o confini.
È il cuore lento del fuoco, che non brucia più per distruggere ma per accogliere.
La sintesi di Vrasa.
Il fuoco vivo della gioventù che cerca pensieri e sostanza in tempi di grida e schiamazzi.
L’arte dell’accoglienza, nel disegnare a colori un’atmosfera accomodante, distesa servendosi di eleganza e armonia.
Una brace che non fa rumore, ma racconta di una cucina dove la nota fumé onnipresente si fa ingrediente segreto.

Francesco e Fiorenza Gargiulo, fratello e sorella al timone di un sogno che continua. Bellezza e freschezza da “core in fronte”, illuminano una moderna sala con brace a vista, il giardino dintorno (che fa da cocktail bar) e l’orto per il cm 0.


Mi dispiace signor Turistico ma i piatti qui sono un fatto romantico.
Vegetali, proteine terrestri e marine. I nuovi attori danno continuità alla profondità della materia e allo zero sprechi aggiungendo charme e qualche goccia di fascino. Alberto Di Martino e Raffaele Eroico sono l’extradose di crescita verso un’identità più spinta e connotata, sempre con l’ausilio di Roberto Camerlengo e Giancarlo Gargiulo.


Gli Spiedini di cozze e lardo sono caramelle di umami dal flow super spigliato. Divertissement.


La Tartare di manzo è viva. Una consistenza che crea rapporti. La barbabietola alla brace si mimetizza, esalta la tendenza dolce con nuance diverse. Chimichurri e mayo al wasabi i voli pindarici necessari, pause esplosive dove il chutney di datteri si fa atterraggio caloroso. Viaggio.


Il Carciofo alla brace è di una potenza deflagrante. Il suo brodo concentra gli aromi e il gambo glassato al miso e sesamo la parte croccante di un assoluto che si erge assoluto. Gigante.


Come novello Sanmartino, qui il velo è di Calamaro. Un drappo salmastro che contiene il mare: tentacoli fumé, agretti e lupini. 3D.


Ancora gioia del vegetale col Finocchio alla brace. Crunch di tendenza dolce bruciacchiata e ganci piccanti di sishimi, l’arancia fa da megafono. Voce.


La Rana pescatrice si veste di pelle di pollo e la si mangia col cucchiaio vista la vanità del brodo di lumache di mare, taccole, fagiolini. Morso, sapidità iodata e tanto carattere.


I Tortelli sono pennellate di Kandinsky. Mordente e umami di coda brasata. Carote trovano nuova linfa. Spingono in crema con lo zenzero, vibrano acide a dischetti fermentati e fondono nello jus di manzo. Densità, struttura e sapore. Giocattoli.


Finale da dolce non troppo dolce. Torta paradiso che parla di Costiera con namelaka al limoncello e composta di limoni salati che sposta gli equilibri. Senza la minima caduta.
Vini languidi decantati da quell’oste purosangue che è Francesco. La grazia di Fiorenza nel racconto.
Vrasa è la delicatezza di un aeroplanino di carta capace di fare boati sonici come jet che decolla. Poesia e potenza correndo lungo un binario identitario cosparso di guizzi geniali.
In abbinamento:
Taittinger Champagne Brut Cuvée Prestige Aoc
Scillicampana Fiano di Avellino Docg 2018
Martedì Paestum Rosso Igt 2020 – Vigneti Tardis
Sake “Yuzu” Ginjo Yuzushu Akashi – Tai