I Masanielli di Francesco Martucci – Il Caravaggio del Terzo Millennio

Una pecora nera in un gregge di pecore bianche.
Il messaggio è chiaro, inequivocabile. Un quadro all’ingresso che non lo manda a dire.

I Masanielli restyling. Ancora evoluzione. Un nuovo capitolo più intimo, più concentrato, profondamente introspettivo. Un’opera totale dove l’arte prende posto tra i commensali. Una nuova pelle che, pur trasformandosi, resta fedele alla propria essenza.

Locale buio, ombre. Il mondo fuori non esiste più, si dissolve. Scompare. Non si sa più se è giorno o notte. Spazio e tempo si annullano, inghiottiti dalla persistenza di un nero vivo, quasi gotico. Dove i quadri alle pareti raccontano, scrivono, riscrivono, ti guardano. Specchi, pareti vintage, cornici maestose. Opere suggestive di Riccardo Raul Papavero accolgono lo sguardo. Una porta scorrevole conduce all’intima saletta di degustazione, uno spazio distinto anche nell’arredo. L’universo Martucci in un piccolo spazio vitale. Cinque tavoli circondati da sedie in cemento firmate 101 Copenhagen. L’iconico divano Chesterfield convive con opere di arte contemporanea: ritratti di David Bowie e omaggi a Marina Abramović. Esperienziale.

Francesco Martucci il Caravaggio del terzo millennio. Stessa tensione, stessa profondità. Quella stessa elementare e abissale dialettica. La luce di Francesco è fondamentalmente l’ancestrale ed eterna lotta tra ciò che è limpido e ciò che è tenebroso.
La luce è tutta in quella macchina creativa inarrestabile, nella materia trasformata e intrecciata, nelle radici mai spezzate, mai cancellate, onnipresenti.

Io confuso e sbalordito. Nel senso più buono dei due termini.
I piatti illuminano tutto.

Temperamento emotivo per la Provola e pepe a modo suo. Impasto (vapore e al forno) di segale, farro, riso, mais, grano duro. Struttura e crunch vanitoso. Ancora vanità di pomodori, consistenze e spinte personali. Ciliegino arrosto in crema, giallo saltato in padella, Piennolo semi-dry e in confettura, buccia di San Marzano in chips. Provola esagerata. Tris di pepi: brasiliano, Sichuan e Cubebe. Lunapark nuovo-antico.

Stesso impasto ma design salmastro. Tuna Green. Amaro costante di broccolo barese. Mordente che amplifica l’umami iodato della ventresca di tonno, acidità e piccantezza di yogurt alla ‘nduja. Mirabilmente armonizzata e ragionata. Stellata.

Le caramelle di lardo di Patanegra sono le emozioni piantate nel menù. Il coriandolo l’avanguardia. Non è una lardiata si fa punto cardinale. Nuova icona.

La terra si schianta con l’energia iodata del mare. Fiori di zucca al quadrato modello 25 con i frutti di mare. Cozze affumicate e marinate diventano umami perlato tra cremosità di zucchine e pistilli, fiori crudi tendenza dolce e vegetale, amarognolo ad allungare di maio allo zafferano, freschezza di zest. Alleria.

Un ritorno. La Prato Verde ha il crunch della teglia del primo locale di Francesco di 24 anni fa.
Un passato fatto di salsiccia cruda, misticanza, crema alle erbe, bufala. Sapere e saper fare.

Sbloccare un ricordo. Tornare bimbi. Marchigiana marinata con aglio, olio e prezzemolo. Protocollo materno. Caciocavallo a sapidare, blue di bufala ad abbracciare, mousse di lime ad ammaliare, pepe per forza. Una Volta, era tutto bellissimo!

Infine, Futuro di Marinara è l’eterno movimento necessario.

Spingere all’estremo, senza mai violare le regole del gusto.
Disegnare su pizza intrecci fuori dal comune, ma che parlano a tutti.
Si può. Ma serve talento vero. Senza scorciatoie.

Qui non arrivano gli angeli, certo! Ma anche loro esigono certi spettacoli.
Entreranno travestiti da diavoli…

I Masanielli di Francesco Martucci
Viale Giulio Douhet, 11
81100 Caserta

Lascia un commento