Lombardi 1892 – Una napoletana centenaria – Voti

Dici Pizzeria Lombardi 1892 e subito rievochi una fantastica storia ultracentenaria.
Era fine Ottocento, quando Errico dal suo basso, in un vicolo alla Pietrasanta, friggeva pizze cicoli e ricotta, destinate ai mercati per poi arrivare addirittura oltreoceano sulle navi degli emigranti. Persino Benedetto Croce ne diviene attore non protagonista: ammiratore della maestria di Luigi, erede di Errico, si attivò affinché gli fosse assegnato un locale nel campanaro di Santa Chiara per esercitare il suo mestiere.

Oggi la storia continua nell’unica sede di via Foria, dove i fratelli Gigi e Nando hanno affidato i segreti di quel connubio vincente, pizza verace e cucina partenopea, ai figli Enrico Maria e Carlo Alberto, la quinta generazione.
Il locale, con la facciata marmorea su cui è impresso il nome, si snoda su 4 piani: più di 150 coperti tra pareti affrescate, ricordi di famiglia, ampi specchi, tovaglie damascate e mise en place agèe. Servizio ineccepibile e mai invadente.

Proposte classiche vanno a braccetto con quelle più audaci, dove i preparati sono tutti homemade.
La degustazione è un ascetico crescendo:
– Margherita con San Marzano e fiordilatte;
– Marinara con pomodorino giallo e rosso;
– la Gigi con piennolo giallo e rosso e bocconcini di mozzarella di bufala;
– la Zucchina con crema di zucchine, pomodorini, fiordilatte, zucchine spadellate, ciuffi di ricotta e scaglie.

Sapori poetici, che stupiscono il palato, con gli ingredienti migliori. Impasto sottile e strutturato, ben lievitato e digeribilissimo, cornicione presente e cottura impeccabile.

Menzione speciale per la chicca della serata: crema di pistacchio, provolone, salsiccia e scaglie formato “a rota ‘e carretto”.

Rota ‘e Carret’ con crema di pistacchio, provolone, salsiccia e scaglie

Assaggio anche della Figone con pesto di basilico, pomodorini, fiordilatte, ricotta, prosciutto crudo, scaglie.
Qui qualità, simpatia e originalità hanno sposato la tradizione vera: non mi resta che augurarvi “ancor pe’ cient’anne!”.