#iorestoacasa e intanto sogno o son desto…

Ho fatto un sogno
Era di buon mattino, sicuramente tanto buon… la gente c’era, si sentiva, frenetica!
Non correvo, ma avevo il passo svelto… ero quasi lì.
Davanti a me nessuno, e per la prima volta un po’ mi dispiaceva.
Aspettavo fuori, potevano essere quasi le 10.00.
Sbiriciai l’interno: una aggiustatina alle sedie, i tavoli di marmo tirati a lucido, il forno a temperatura. “Prego, si accomodi!”
Eh no, io voglio il numero, lo pretendo! Numero 01. Che strane pretese!
Stringevo, come premio, tra le mani quel numerino di carta e finalmente i miei occhi danzavano tra le riggiole bianche e verdi, tra pietre di fiordilatte e fiori di basilico, cascate di pomodoro e gocce di olio.
Oggi solo doppia mozzarella, o marinara maxi…”
Approvai col sorriso, e dopo qualche rintocco cadenzato delle monete nelle buatte, la ruota di carretta mi era davanti e come al solito usciva fuori dal piatto, cotta a manto di leopardo. Avidamente ne tranciai una fetta con le mani: non stava su, si scioglieva solo a guardarla, e anche se il tempio ormai era stra pieno di gente, la inzuppai in quella mistura di olio e sugo, novella scarpetta, senza vergogna di alcuno!
La mia colazione nell’Antica Pizzeria da Michele mi aveva riscaldato il cuore chiù ‘e na’ lenz e sol’…

La Doppia Mozzarella di Antica Pizzeria da Michele

Vi capita a volte, quando si sogna, di avere la consapevolezza che si sta sognando?? La bellezza è la stessa, si cerca di viverlo a pieno, di intensificare il momento, di farlo durare il più a lungo possibile. Beh dovremmo rinvigorire anche gli attimi belli della nostra realtà!
Ho preteso che il sogno durasse una giornata intera…
Una voglia matta di respirare Napoli, eh si, lì ho iniziato a correre… a piedi, dimostrazione che era proprio un sogno! Zi’ Teresa! Il Vesuvio! La Bersagliera! «A Marechiaro ce sta ‘na fenesta»!
…e giunse l’ora di fare marenna, a piazza Sannazaro (con una zeta, perché scrivete tutti con due zeta).
Che scelsi? Che domande, il diamante della casa, senza esitare: dorata, grandezza inversamente proporzionale alla prelibatezza, mai unta, delicata ed esplosiva grazie al delizioso cuore di ragù. Piselli e provala di Agerola giocavano a nascondino tra bucatini di Gragnano Igp, con lo scrocchio della pastella che faceva da spia. Saporita e cremosa, croccante e morbida, la frittatina di Ciro Salvo patron di 50 Kalò, che all’assaggio fa esclamare “Sogno o son desto!”.

Le voglie da supplire erano ancora così tante che non bastavano le dita delle mani per contarle e il dì del sogno scorreva troppo in fretta. Bianconiglio, scansati! È tardi, è tardi… e il richiamo della pasta e patate (sempre in formato pepita pastellata e fritta) era peggio delle sirene di Ulisse.
Pasta “ammiscata” Mischiato Potente del Pastificio dei Campi, patate interrate del Taburno, tocchetti di gambetto San Daniele, mozzarella di bufala affumicata Barlotti, Parmigiano Reggiano, pepe. Emozionato dalla preziosità degli ingredienti, dalla densa maestria, dalla pasta mista che donava consistenze briose, dalle patate intensamente saporite e dal pepe che titillava il palato. Profumata, vibrante, vanitosa in compagnia del crocchè non impanato (la cui crosticina viene creata dall’amido a contatto con l’olio di frittura), di una fetta di Cosacca e una ai Quattro Formaggi.

Erano lì all’ingresso sul tavolo degustazioni; Salvatore Salvo sapeva già tutto, era pronto e con un sorriso sussurrò: “Ti stavamo aspettando, sapevo che avevi poco tempo!”.
I due soffi nel piatto ancora meno. Il Corbarino fuso al pecorino bagnolese a latte crudo uno stato d’animo, più che una pizza. E poi la “giochi senza frontiere” dei formaggi: dolcezza, sapidità, piccantezza, fase grassa, senza che l’uno prevalga sull’altro, identità di ciasciun latticino, freschezza, note acide, consistenze diverse.
L’opulenza cantava fiordilatte prima dell’entrata in forno, con aggiunta di Ol Sciur, erborinato di capra a latte crudo, stagionato con frutti rossi e petali di rosa, e caciotta di capra semi stagionata; all’uscita, perfezionismi con scaglie di provolone e crema di robiola pugliese a latte misto caprino e vaccino.
Uno di quei sogni “arò t’aizze surato…”.

Ma a svegliarmi non ci pensavo minimamente… e il sorrisone di Vincenzo Esposito emanava conforto e gioia tra le Case Nuove. Senza correre e senza mezzi pubblici, ero già lì. Come a casa. Dama, Elena Ferrante, Elisabetta Farnese, come un cammello avrei fatto una scorpacciata di emozioni. Ma rimasi fedele alla sacralità di un dono di straordinaria bellezza, perché la Don Alberto batte all’unisono col mio cuore! Bionda e un po’ rossiccia come me, marinara audace con pomodorino giallo, arricchita di salame napoletano e basilico riccio napoletano. Verace, autentica, saporita, dolce, fresca, speziata e profumata. L’essenza di tutti i sapori su un disco troppo napoletano! Un’opera d’arte culinaria, una sintesi di maestria, gusto e napoletanità. Mi perdoneranno le Donne di casa per la mancata galanteria, che Dio mi fulmini se fu menzogna che al cuor non si comanda! L’abbraccio senza metri di distanza con il maestro, sempre sfavillante di novità da far assaggiare, ma la mia giornata non era ancora finita…

Autostrada, direzione Caserta.
A casa di quell’omone docile e creativo, che ammacca e dipinge con gli ingredienti con l’estrema capacità di perfezionarsi e di migliorare la perfezione. Il Masaniello Francesco Martucci, come sempre instancabile macchina da guerra. Il solito segno di intesa. Occhiolino a distanza.
No, non può essere un sogno ma un sogno di pizza! L’esaltazione più aulica del pomodoro presente in ogni forma, consistenza e grado di gusto realizzabile: la crema di pomodoro arrostito con estremo garbo fa da letto, insieme alla base di mozzarella di bufala, al Ciliegino semi-dried, al Datterino giallo e rosso confit e al pomodoro lampadina secco, aggiunto a pioggia insieme al primo sale, a fine cottura. La 4 pomodori in 4 consistenze me la sogno la notte, anche in periodi di vacche grasse. E nel dormiveglia una lacrimuccia solcò il mio viso…

La 4 pomodori 4 consistenze di Francesco Martucci

Ero a pochi Km dalla Scarpetta.
Nei sogni tutto è possibile, anche prenotare un tavolo 10 minuti prima di arrivare.
La telefonata con Francesco ebbe esito positivo.
Pochi istanti di sogno ancora, ma l’ultimo desiderio era fondamentale. Ero da Franco Pepe.
Senza Ciro e senza Rocco: magari come nei migliori film, li ritroverò da sveglio nelle tasche nei loro coni di rame. Volevo solo lei: base di mozzarella di bufala Dop e crema di Grana Padano 12 mesi, composta di pomodoro a crudo, scaglie di Grana Padano 24 mesi, basilico liofilizzato e fiore di basilico.
L’ultimo morso della sconvolgente, quella senza aggettivi, un microcosmo di gusto, un concerto paradisiaco di cherubini e serafini.

La Scarpetta di Franco Pepe

Il sole era ormai calato da tempo e io ero sazio d’amore.
Alla faccia del sogno, tutte ste pizze in un solo giorno? Quante volte è stato realtà
In questo periodo ci mancano le piccole cose, quelle più infinitesime, le abitudini collaudate, tutto ciò che ci fa sentire vivi… la pizza manca, e tutto ciò associato ad essa: i sapori, i confronti, la convivialità, l’aggregazione.
#iorestoacasa ma insieme possiamo volare con la fantasia in attesa di ricominciare a farlo davvero!
So che presto sognerò la zona di Fuorigrotta, il Vomero, la pizza fritta del Rione Sanità, delle Case Nuove, dei Quartieri…
Infondo sono i sogni che trattengono il mondo nella sua orbita, oggi più che mai!
ALBERTO

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