Oggi più che mai, elogio a un esempio di ristoro giovanile.
Rostì. Insolita rosticceria.
Pomigliano d’Arco già sa. Non ti curar di vetrine con cibarie anemiche e minestre riscaldate, ma guarda e passa…
Un luogo smart & cool, tra pop & rock, ove sprofonderei beatamente per 24 ore filate (ogni giorno) nelle creazioni di Matteo del Cuoco.
Matteo, sì proprio lui. Fine artigiano, sagace visionario, rivoluzionario della gastro-criminalità applicata affidandole tradizione, qualità e identità. Un’anima giovane e antica allo stesso tempo, vestita del fascino senza rughe dell’arte del fritto e decorata con la forza saggia della pasta homemade. Il vegliardo della brigata, sì proprio lui. Dall’alto dei suoi 24 anni, dirige un’orchestra di solisti degni di nota vivi nell’ensemble: Luca Cardaropoli (sous chef, 19 anni), Christian Aprano (sous chef, 21 anni), Francesca Cardaropoli (manager e banconista, 22 anni), Carla Lignano (responsabile casse e banconista, 23 anni).
Cucina a vista che ammalia l’attesa, colori sgargianti, scritte instagrammabili e un delivery/take away che oggi si accomoda anche su 45 coperti.
Dentro: luoghi, storia, gesti e materia all’infinito.
Fuori: le stelle, i vezzi stilistici, l’artificiosità spiegata e rispiegata.
Ricreazione sensoriale e necessità sociali di divulgazione del buono e del bello, di bocconi fotonici preparati al momento che svestono la maschera del foodporn. Frittatine, polpette, primi piatti e ciabatte.
E si parte… fried for future! Le reginette della casa: Pasta e piselli, Carbonara e Parmigiana Fritta.
Nessun crescendo ma una goduriosa costanza. Croccanti e cremose, dorate e asciutte, dal morso intimo, che abbracciano nelle consistenze e nella texture, fedelissime al messaggio. I piselli in crema e in purezza giocano tra le mafalde spezzate, la carbonara carbura all’istante, la melanzana intreccia i sensi col suo crunch psichedelico. Matteo cala il tris d’assi…


Datemi una bowl di quelle polpette e nessuno si farà del male! Le avrei mangiate così, anche desnude. Eppure, Matteo gli cuce addosso abiti sinuosi e raffinati. E mo’ ragù, e mo’ crema di zucca, lardo di cinta senese e cacioricotta, e mo’ cacio pepe e lime. Istinto, eleganza e food trend. Skills…


Come la leggiadria maniacale dei maccheroncelli e tonnarelli all’uovo, tenaci, setosi, che tengono la cottura senza rimanere duri. Un lessico familiare che conquista, forchettata dopo forchettata. I primi immersi in drappeggi patatosi e pietre di pancetta, i secondi nel freestyle incalzante di crema di zucca, patè di pomodori semidry alla ‘nduja e fonduta di pecorino toscano. Materia viva, manualità e saperi dismessi tinteggiati con colori nuovi. Pastart!


Infine, ciabatte che sanno di gratitudine e confort crunch. Involucri intrisi di confidenze spigliate, di superfici fragranti, di alveolature geometriche. Che sia crema di friarielli e carpaccio di manzo (RostiBeef) o crema di pomodori semidry alla ‘nduja e pulled pork (PulledPork), entrambe metamorfosi di croccanti nostalgie…


Rostì e Matteo glorificano la quotidianità nella sua accezione più nobile, impaginando un ritrovo già ‘stampato’ tra le belle idee che possono fare la differenza dove tu nemmeno immaginavi.
Rostìcciami!