Diego ormai si fa Teoreta del Panta rei.
La sua 10 Diego Vitagliano Pizzeria permane come luogo che ti riconcilia con l’esistenza, senza l’ingombro di ingarbugliare filastrocche o pensieri in esubero.
Esperienze semplici, poi complesse, diverse, dove l’abitudine non conosce residenza.
Di Diego ho sempre amato l’inusuale (quanto vincente) mix di schiettezza partenopea, di umanità profonda e gestualità forbita che infonde nelle sue creazioni.
Le ultime uscite parlano proprio di ciò. Una storia attuale, moderna che profuma di antico, che resta pizzeria per chi cerca veracità, che ascende a esperienza per chi cerca stimoli. E quella radicata ricerca incessante dei frutti del territorio e sul come omaggiarli al meglio. Sguainando curiosità, cura e concretezza in ogni dettaglio.
Gioia, allegria. C’è gioco, c’è pensiero ma soprattutto stechiometria. Ognuna un racconto vivo, autorevole, cangiante con quella permeabilità che attraversa i sensi.
Privilegi: assaggiare in anteprima.
L’impasto è misterioso, trasversale, illusionista. Esalta tutto il bello che accoglie ogni volta. La vera avantgarde.


Proposta vegetariana. Ci piace! Finta Salsiccia e friarielli. La ciccia è scappata via. Verdismi in doppia consistenza. Precisi, amari e gustosi. Tocchetti di patata lessa all’aglio che allungano il morso. Sodalizio raggiunto. Provola, olio al finocchietto e paprika dolce per la dose aromatica e briosa. Un ricamo d’altri tempi. Chanteuse.

Si palesa l’eleganza. Un carpaccio di manzo disegna gli orizzonti. Una maionese arrostita. Fumé. Freschezza di rucola. Vivacità di paprika e fior di sale. Similitudini. Come una bistecca alla brace. Bellezza nitida e avvolgente. Da mangiare intera. Ab-braciami!

La croccante nasce con l’andatura vincente. Quel diavolo di Diego la rende conturbante. Riduzione di Piennolo arrostito, pesto di basilico, crema di ‘nduja, ricotta salata a scaglie e peperone crusco. Cremosità spinta, crunch delicato. Toni su toni. Tostature, piccantezza, sapore. Una pizza lunghissima, calda. Magma flegreo.

E poi il sublime, il mai-visto. La complessità di che vede lontano e doma contenuti e forme. Moltitudine di apoteosi. Crema di porcini alla soia, porcini arrostiti, castagne, velo di fiordilatte, pesto di erba cipollina, pepe, fior di sale, mandarino. Confidenze spigliate e coordinate di precisione. Ogni morso sa di buono, e sa di tutto. Massimizzare ingredienti, sapori e letture. Unica esclamazione: Uma(mma)mi!

Il fine pasto si fa presagio di un Natale prossimo burrosamente epico. La Pastiera e il Panettone frappuccino e caramello viaggiano su rotte fatte di animi profondi.
Che appartenga al passato o a un nuovo corso tradizionale poco cambia: il piacere denso di chi mangia le creazioni di Diego è ciò che resta immutato. Ora che è ai vertici del globo penso solo a godermelo senza fiatare, con un sorrisone imbevuto di affetto e di stima infinita.