Questa volta l’obiettivo era assaggiare tutto quello che non avevo mai provato nelle mie innumerevoli visite. Un po’ come completare l’album delle figurine. Ce l’ho, manca, ce l’ho manca, sfogliando attentamente il menù, sezioni classiche ed originali.
Una mezza dozzina si erano fatte avanti. Tra una curiosità scellerata e un “ma come ho fatto a perderla?”. Vabbè, i fritti qui non conoscono giochi mentali da nerd della pizza. Vanno presi e basta! Un giro di Coni stagionali, un tuffo nei crocchè (ero sbarbato l’ultima volta) e il-mai-preso Calzone.





E la tavola che all’improvviso sembrava la stanza dei balocchi.
Patate, quel sapore lì. Nitido, elogio della quotidianità che vale.
Che colpo Colpo Doppio, ma chi non lo conosce.
La Fritta disarmante. Salame, ricotta, scamorza, pepe. Superfluo parlare della doratura. Sospeso. Come un giudizio che tocca traiettorie impossibili. Salvezza gastronomica.
Perché fermarsi? Ripartire dal Via.
Ma Franco ha il dono di ribaltare l’ordine delle cose. Margherita Sbagliata docet.
“Stasera gioco con voi, voglio divertirmi/vi con l’impasto!”
E il giuoco cambia: passare dal mai assaggiato al mai visto.
Sinonimi e contrari. Stesso impasto, stesso forno. Due input: l’uno che parte dalle radici del mondo, l’altro che abbraccia il mondo intero.


Ritrovata nel ruoto. Impronta, rituale antico, ricordo, eredità. Sapore patrimonio dell’umanità. Consistenza atavica, profumo che riacciuffa la caratura del tempo, affresco edibile nella sua foggia più radiosa. Una pizza con un’anima tangibile, profonda e autentica. Materia, tatto ed eleganza da lodare.
Poi la priva di prove: gli occhi dei presenti come unici testimoni. Smartphone sequestrati, esperimento sociale.
Arrivava fumante, sottilissima, extralarge, bruciacchiatina ai bordi, cotta divinamente in superficie. Pepperoni Pizza. Io come Michelangelo delle Tartarughe Ninja. Pomodoro (e che pomodoro!), abbondante formaggio, rondelle di salame piccante che fanno da gradienti per l’olio buono. Crunch infinito, opulenza sfacciata. Una creazione mondiale, manifesto internazionale, da effetti allucinogeni e stupefacenti. A menù subitissimo.




Il valore di Franco va al di là di ogni magica Scarpetta perfetta, di ogni Sciantosa suadente, di ogni visione estemporanea (come quella di trasformare la sua fritta dolce in una Seadas trascendente).


Pepe in grani è uno dei nostri patrimoni più preziosi, un inno spontaneo alla pizza moderna con l’umiltà saggia di una memoria antica. Tornare a Caiazzo per rifocillare l’anima.
Tra le esperienze più libere, elettrizzanti e coerenti vissute.