A Via Foria (Na) il forno cambia, muta, si fa bello…
Ma niente paura, la pizza resta immutata: autentica, ricca, fedele a quell’impasto che sa di Napoli.
La dimora dell’arte bianca, lì dove il calore di famiglia e accoglienza è intriso nelle pareti da più di cento anni e da quelle radici così radicate la quinta generazione trae continuamente nuova linfa.
Locale pieno, turisti e fedelissimi si susseguono in una processione di sorrisi ed esigenze. Si resta inebriati dal marasma di bellezza qui da i Lombardi e, che gioia affermarlo con massima soddisfazione, la pizza non tradisce e non inganna, limpida espressione di quella, sì, bistrattata tradizione. Lievitata a puntino, cornicione basso, leggera, dal gusto delicatamente deciso, dalla cottura tremendamente omogenea.
Applausi, dunque, a scena aperta all’ultimo arrivato. Enrico Maria e Carlo Alberto l’hanno voluto vivo, rovente di luce, come nucleo palpitante di una cellula continuamente attiva e custode di un patrimonio genetico di cultura della ristorazione. Coloratissimo, maiolicato con piastrelle vietresi, che richiamano il pavimento, mescolate a pezzi di mattonelle degli anni 50, le stesse che adornavano il locale di nonna Silvia. Poesia.


Un po’ come le nuove creazioni che sembrano concepite in versi, per pensiero e sostanza.
Di una eleganza travolgente la dedica al Museo d’arte contemporanea Donnaregina. La Pizza Madre orbita tra dolcezza e pastosità, morso gentile e lungo. Crema di datterino giallo alla base, provoloncino affumicato di Sorrento, datterino giallo a pezzettoni, parmigiano. Arte Moderna di facile interpretazione. Armocromia.


Come un tuffo nell’estate più fresca e languida si presenta la Citara. Base focaccia conciata totalmente all’uscita: stracciata di bufala, pomodorino giallo, filetti di alici, olive nere e origano. Tecnicamente complessa. Realizzazione magistrale per equilibrio, dosaggio e qualità delle materie prime. Il manifesto della bella stagione.


Infine, l’altra dedica che firma l’ennesimo progetto affascinante. Pizza Quartiere Latino, un
condominio-museo napoletano di arte a km 0, dove la collezione è composta da opere permanenti di artisti che vivono e lavorano sul territorio. Una figata pazzesca anche da mangiare: in cottura emulsione di stracciata di bufala, San Marzano e Piennolo del Vesuvio; all’uscita pomodorino datterino, peperoncini verdi e parmigiano reggiano. Godereccia, ammaliante, riccanza gustativa. La mia prefe della triade.


Comfort food, comfort people e la sicurezza che nell’altra sponda storica della mia città, il souvenir, quel pezzettino di Partenope, fatto di acqua e farina, per me, per tutti, è salvo…